Nov
13
2014
Come spesso avviene il Ministero dell’Ambiente non è in grado di dare buoni consigli ai nuovi Ministri, i quali recitano sempre lo stesso copione. Non si sottrae nemmeno l’attuale che annuncia come se fosse una novità: da adesso in poi agiremo insieme ai geologi.
Evidentemente nessuno lo ha informato che i geologi applicati sono solo una parte piccola del corpo tecnico che si deve occupare della difesa idrogeologica. Essi, e solo gli applicati, possono collaborare con gli ingegneri progettisti e direttori dei lavori. Ma il Ministro e il Ministero, nonché i media insistono a far parlare qualche geologo ambientalista, che tutto può sapere del fenomeno ma nulla del sistema difensivo da mettere in atto.
Io stesso negli anni 2000 mi sono adoperato, da presidente del Consiglio Superiore, per accrescere le competenze specifiche del geologo applicato nella realizzazione delle opere strutturali e infrastrutturali. Leggi Tutto »
Nov
12
2014
Marco Travaglio
Il giornalista, esperto di giustizia, Marco Travaglio difende la sentenza di primo grado sul terremoto dell’Aquila affermando che la condanna degli studiosi della Commissione “Grandi Rischi” non riguarda la mancata previsione del terremoto ma la rassicurazione data ai cittadini in un comunicato stampa che non ci sarebbe stato il terremoto disastroso previsto da qualcuno .
Per un giornalista l’affermazione di Travaglio può sembrare azzeccata ma per gli esperti non è esatta. Quel comunicato o la conferenza stampa della Protezione civile sono frutto della impossibilità di prevedere i terremoti.
Infatti lo sciame sismico era cominciato da oltre quattro mesi, con enorme dissipazione di energia; ciò indusse gli esperti a pensare che si poteva escludere il terremoto disastroso che qualche pseudo scienziato si aspettava.
In effetti, come sempre in passato, le cose andarono così: non c’è stata la scossa di grado Richter elevato ma di grado modesto di 5,9 in sede locale. Leggi Tutto »
Nov
11
2014
Bernardo De Bernardinis
La sentenza della corte di appello dell’Aquila, recupera in gran parte l’onore della Magistratura giudicante, che non ha dato ascolto alle distorte visioni della classe dirigente aquilana, che cercava a ogni costo un colpevole. La condanna in primo grado della commissione “Grandi Rischi” è stata condizionata certamente dall’emotività, che ha travolto anche quei giudici. Oggi a mente più fredda la Magistratura non ha commesso lo stesso errore, anche se è rimasta la condanna al prof. De Bernardinis, di cui vanno esaminate meglio le accuse specifiche.
Egli, a mia conoscenza, è persona di elevata dirittura morale e di eccellente cultura tecnico-scientifica, che ne fanno uno dei migliori servitori dello Stato.
Auspico che anche questa sentenza venga rivista dalla Cassazione, per ridare l’onore a chi ha scelto di servire lo Stato, rinunciando alle possibilità di arricchirsi, grazie al suo elevato talento professionale e accademico.
Nov
07
2014
Crolli negli scavi di Pompei
File agli scavi di Pompei
Franceschini ha mille ragioni per criticare violentemente la scelta dei dipendenti che operano nel sito archeologico di Pompei, di assentarsi per una lunga assemblea sindacale.
È un episodio assurdo come assurdi sono tutti quei casi analoghi che avvengono nel nostro paese, dove le regole, quando ci sono, spesso non vengono rispettate.
Quando i visitatori dei siti archeologici attendono per ore in fila, l’Italia fa una figuraccia nel mondo. Quando ciò avviene nella sanità o nei trasporti, il danno economico è ancora più immediato e umanamente gravissimo.
È necessario intervenire con nuove norme per porre termine a questo scempio che gli interessi di pochi fanno dell’interesse generale del paese. Non basta più l’autoregolamentazione e i Ministri non si limitino più alle denunce ma operino subito per le modifiche normative.
Ott
31
2014
Non avremmo mai voluto assistere a scontri di piazza tra onesti lavoratori e altrettanto onesti operatori della polizia di Stato.
È un brutto segnale per tutta la società e non solo per la classe politica.
Non c’è nemmeno da rallegrarsi per lo scontro in atto tra il PD o il Governo e la CGIL, perché esso riflette una crisi profonda della società italiana figlia della crisi economica che in Europa ancora morde e che non sembra rallentare.
I giovani, come certificano oggi ISTAT e SVIMEZ, sono ormai senza speranza di poter lavorare onestamente e possono essere influenzati da gruppi estremisti che pullulano nel nostro Continente e in Italia anche dalla criminalità organizzata.
Tutto questo può portare a sommovimenti di portata imprevedibile anche nel nostro paese.
Il Governo deve passare dalle parole ai fatti in breve tempo. Ma i fatti si devono misurare in termini di crescita di posti di lavoro e non soltanto di provvedimenti che erogano finanziamenti a pioggia basati su aumento reale delle tasse.
Ott
12
2014
“LA PROTEZIONE DEI CITTADINI E DELLE COSE SI REALIZZA PRIMA DELL’ALLUVIONE”
Come previsto la stampa, la politica, le istituzioni, la chiesa sono a caccia dei responsabili del disastro ligure e non si avvedono o non comprendono che responsabili sono anche loro stessi.
Manca la cultura della modernità in tutti noi. Altrimenti capiremmo che la Natura non va violentata, come si fa ogni giorno senza reazione di alcuno. Quando la Natura si riprende il “suo” imprechiamo e andiamo alla ricerca del fantomatico colpevole.
Ribadiamo ancora una volta che le cause vanno ricercate nella scarsa cultura delle classi dirigenti del passato, che hanno consentito l’occupazione dei letti dei torrenti, impedendo il deflusso delle acque quando superano le portate medie storiche. Gli ostacoli vanno rimossi anche se non del tutto, in quanto occorrerebbe una demolizione di edifici generalizzata. Essi possono essere in parte risparmiati intervenendo a monte della città, dove si possono realizzare casse di espansione artificiali per ridurre le portate superiori a quelle che il torrente attualmente smaltisce.
I costi di tali interventi sono notevoli ma sempre inferiori ai danni provocati dall’alluvione.
Come dire: è sempre meglio prevenire che curare.
Ott
11
2014
E’ allarme per la Liguria in tutti gli ambienti della società italiana. La stampa denuncia l’incuria, le colpe della burocrazia, quelle della protezione civile, dei politici e delle istituzioni tutte. Fra una settimana la notizia sarà in ventesima pagina, fra un mese non ci sarà più. Il Governo nazionale ha altro da pensare, la Regione pure, il Comune aiuterà i cittadini a riparare i danni, i genovesi si lamenteranno, Grillo combatterà contro il terzo valico e così la vita continua in Liguria. La cultura e la politica devono darsi una mossa per capire le vere cause del periodico disastro e individuare bene le responsabilità. Le cause sono individuabili e visibili: in tutta la Liguria e in molte altre regioni italiane con orografia analoga storicamente i popoli hanno scelto di abitare accanto ai corsi d’acqua per poter scaricare in essi i propri rifiuti liquidi e solidi. Negli ultimi 100 anni queste scelte sono state avallate dalle autorità comunali e poi regionali con piani regolatori, licenze edilizie e concessioni, che non hanno rispettato le esigenze dei corsi d’acqua, invadendo i letti , le golene e spesso anche le casse naturali di espansione. Quindi il torrente in piena invade il costruito nel proprio spazio di competenza.
Per trovare le responsabilità dei ritardi negli interventi di mitigazione che la tecnica dispone in presenza di notevoli finanziamenti non si possono seguire scorciatoie accusando i Tar o la cattiva burocrazia, in quanto questi non possono non applicare la legge. Qui sta il punto. Il Tar va abolito: si dice e non si fa; le norme che consentono all’impresa perdente in un appalto di bloccare il cantiere con un semplice ricorso si aboliscano o si modifichino salvaguardando la prosecuzione dell’opera. Questo non lo fa la burocrazia ma lo fanno il Governo e il Parlamento. A Genova e in molte altre città italiane la mitigazione sopra citata, per attuarla, occorre molto coraggio. Vanno demoliti molti edifici costruiti nelle zone di competenza dei torrenti e per ognuno di essi realizzare piccoli invasi a monte come casse di espansione per contenere le piene ed evitare così la rabbia del torrente. Ma gli interessati che dicono? Aspettano la manna o si rimboccano le maniche per risolvere il problema alla radice? La classe dirigente genovese mi sembra all’altezza.
Set
27
2014
Ricordo l’ex PM quando nel 2003 mi ha ricevuto per chiarimenti su fatti a me ignoti e invece mi ha fatto capire che lo scopo del colloquio era quello di “scavare” sull’attività del presidente della Giunta, suo nemico acerrimo in magistratura. Non sono caduto nel tranello e tutto finì lì.
Successivamente egli si è avvicinato a “Italia dei valori” e ha convinto Di Pietro a candidarlo alle europee e poi a sindaco di Napoli. Nel frattempo si è impegnato in prima persona per candidare Callipo a presidente della regione Calabria, il che ha impedito la rielezione di Loiero, da lui ingiustamente indagato. Oggi la verità viene a galla: De Magistris e’ condannato a un anno e tre mesi per reati commessi durante l’indagine così detta Why Not.
Come deputato europeo ha conseguito magri risultati, come sindaco anche più magri. Ma il peggio l’ha commesso in magistratura e le sentenze di assoluzione di quasi tutti gli imputati lo dimostrano.
E’ noto che le sue inchieste non hanno mai portato a condanne con sentenze definitive, tanto che alcuni osservatori pensano addirittura che egli abbia lavorato da pubblico ministero solo per preparare la sua discesa in politica.
Oggi la legge Severino impone al sindaco di Napoli di andare a casa e lasciare la poltrona. Ma, in contrasto netto con quanto egli ha sostenuto in passato, non accetta il dettato della legge e dichiara candidamente “si dimettano quei giudici, si guardino allo specchio e provino vergogna”.
Il prefetto di Napoli si faccia sentire!
Set
22
2014
Matteo Renzi
Cambiare le regole del lavoro ha senso solo se ha come obbiettivo principale lo sviluppo del SUD e quindi dell’intero Paese. Renzi ha potuto constatare direttamente che i giovani italiani emigrati a Silicon Valley, hanno esportato il prodotto del loro lavoro fatto in Italia, quasi tutti del SUD. Migliaia di giovani preparati che riescono a sviluppare il software in Italia perché gli ingegneri italiani sono più preparati degli stessi americani. Essi, hanno detto chiaramente al Premier che lavorano con l’ organizzazione in USA e i cervelli in SUD Italia. Perché non fare tutto in Italia?
Due sono le ragioni di fondo:
mancanza in Italia e in particolare al SUD della banda larga,che servirebbe a diffondere enormemente le attività economiche e una burocrazia e una tassazione asfissianti.
Allora caro Presidente, ascolti quello che ti hanno detto oggi a S. Francisco e operi di conseguenza.
Essi hanno detto: In Italia non abbiamo grandi manager ma abbiamo i migliori ingegneri che, se supportati come lo sono qui, possono realizzare in Italia e specialmente al SUD le multinazionali che essi riescono a realizzare qui.
Set
20
2014
Matteo Renzi
La replica del Presidente Renzi alle proteste della CGIL e anche della minoranza PD rappresenta una novità assoluta nel panorama politico italiano degli ultimi anni. Il tabù dell’intoccabilità dello statuto dei lavoratori e in particolare dell’articolo 18 sembra essere cancellato proprio dal Presidente-segretario del PD. Vedremo come andrà alla Camera, dove gli ex CGIL del PD, hanno sempre contrastato ogni iniziativa tendente a favorire i senza lavoro per appoggiare i garantiti. Essi hanno bocciato nella precedente legislatura una risoluzione tendente a promuovere lo sviluppo del SUD attraverso una rivisitazione del contratto nazionale di lavoro.
Adesso, visto il coraggio di Renzi nel modificare lo Statuto, sarebbe auspicabile che Egli facesse ancora un passo avanti, inserendo il tema della modifica dei contratti nazionali per incentivare lo sviluppo del SUD.
Tale modifica consiste nel dividere il contratto nazionale in due parti:
la parte giuridica uguale in tutti i contratti mentre la parte economica da contrattare a livello regionale, per tener conto della reale situazione economica e sociale dei territori; il che porterà a un consistente abbattimento del costo del lavoro.
Ciò consentirebbe al SUD, ovviamente isolando la malavita organizzata, di attrarre investitori italiani ed esteri per usufruire dei vantaggi contrattuali.