Mar 04 2007
Una tregua per trovare la giusta legge elettorale
Gazzetta del Sud
Con la votazione di Montecitorio il Governo ha ottenuto definitivamente la fiducia e Prodi con i suoi Ministri sono ritornati gioiosamente in sella. Il dibattito nella grande aula vuota ha mostrato, se ancora ce ne fosse bisogno, l’inutilità del bicameralismo perfetto e l’arretratezza strutturale dei regolamenti parlamentari.
E’ stata una passerella, che ha assunto toni da stadio quando hanno parlato i big, che se le sono dette di santa ragione. I più gettonati del “circo” sono stati Berlusconi e Fassino, che hanno recitato la parte dei grandi accusatori, sapendo di essere ripresi dal vero “deus” della moderna politica: la Televisione. Nel dibattito, prevedibile, spesso superfluo e ripetitivo, sono stati inviati messaggi, anche se in politichese, destinati ad avere vistosi effetti nel prosieguo della legislatura. Prodi non si è limitato a illustrare i dodici punti del programma minimo ma, ha voluto trasmettere un messaggio di pace sulla modifica della legge elettorale, ormai sgradita anche agli stessi suoi autori; infatti né Berlusconi né Calderoli riconoscono più la paternità. Il Presidente del Consiglio, pur non prendendo posizione nel merito, ci ha tenuto ad affermare con forza che il Parlamento, nel più breve tempo possibile, troverà la soluzione giusta con l’apporto di tutte le forze politiche presenti. Per il resto si è limitato a ribadire i punti del programma minimo.
I più allineati a lui sono sembrati i capi partito di estrema sinistra, i quali hanno tremato in senso fisico quando in Senato è stata bocciata la relazione sulla politica estera. Essi hanno sacrificato l’unità interna per salvare il posto nella coalizione, espellendo qualche senatore e perdendo qualche deputato. L’asse del Governo si è spostato al centro, di conseguenza loro sono stati sconfitti. Altrettanto dicasi però per la sinistra liberal, la quale avrebbe voluto che la crisi avesse portato ad abbracciare la linea del totale libero mercato.
I vincitori politici invece sembrano essere stati per una volta i riformisti D’Alema, Fassino, Rutelli e Veltroni, i quali hanno costretto il premier a virare verso il centro e ad abbandonare l’asse con Bertinotti.
Tanto è vero che Prodi per rendere meno amara alla sinistra radicale la crisi di quest’asse, sta percorrendo una politica economica in cui fanno di nuovo capolino le partecipazioni statali (vedi i paletti per la privatizzazione di Alitalia, la gestione pubblica delle risorse idriche ed energetiche e così via).
Ma se la Maggioranza piange, visto che al Senato è passata per un solo voto “politico”, l’Opposizione non ride. Le dichiarazioni di voto hanno sancito definitivamente in pubblico la fine della leaderschip di Berlusconi sul centrodestra. Il sarcasmo di Fassino, l’approccio pragmatico di Maroni, che, per ottenere il federalismo fiscale, tanto enfatizzato da Prodi nella replica alla Camera, ha fatto capire di poter fare anche il passaggio del Rubicone; i discorsi freddi di Fini e Casini, lontani anni luce dal calore di un tempo verso Silvio, dimostrano che il centrodestra tutto può permettersi ma non una imminente campagna elettorale.
Che fare allora?
Essere pazienti. Il centrosinistra deve attendere la maturazione dei frutti di una indispensabile politica impopolare, che riporti i sondaggi almeno ai livelli del marzo 2006.
Le Opposizioni incalzino il Governo e la maggioranza affinché non si perdano nel vicolo cieco dei Dico e delle manifestazioni contro se stessi; si consolino con la partecipazione diretta alle modifiche della Costituzione e al varo di una nuova legge elettorale che, nel migliore dei casi, sarà approvata nell’ultimo semestre della legislatura.
Intanto il Paese cammini. Anzi il Sud corra perché le condizioni ci sono: cento miliardi di euro in sette anni per le quattro regioni ex obiettivo 1 sono una “manna” che non scenderà più dal cielo.
Questi fondi strutturali straordinari, cioè in più rispetto ai fondi ordinari di bilancio, rappresentano e sono l’ultimo treno per il Mezzogiorno d’Italia. Passato il quale o viene l’alba radiosa dello sviluppo oppure la notte del sottosviluppo. Dipende da noi.
on. Aurelio Misiti
deputato di Italia dei Valori
www.aureliomisiti.it
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