Nov 09 2006
Chiarezza sulle infrastrutture
Il Quotidiano della Calabria
In ogni territorio va di moda una lamentela: qui mancano le infrastrutture . E’ sempre vero? Oppure è un alibi alla mancanza di iniziative efficaci per lo sviluppo? Molti paesi con poche strade e ferrovie , come la Grecia e le sue isole sono frequentate da turisti di tutto il mondo. Tutte le regioni italiane richiedono, invece, infrastrutture come premessa allo sviluppo. I cittadini hanno piena coscienza di questa necessità anche se avvertono due ostacoli: la scarsità di fondi pubblici e le carenze della legislazione prodotta da una classe dirigente impreparata alla modernità. Le alternanze dei governi determinano, inoltre, una insostenibile discontinuità. I programmi di opere pubbliche, infatti, si realizzano in tempi più lunghi delle legislature e pertanto, le opere in corso , spesso, vengono abbandonate quasi a dispetto dei precedenti esecutivi . Oggi i casi più eclatanti di grandi opere in pericolo sono sotto gli occhi di tutti: il Mose di Venezia per la difesa dall’acqua alta della città lagunare; la contestazione del progetto, che può anche essere migliorato ma non abbandonato, rappresenta l’esempio dimostrativo della incapacità della nostra democrazia di realizzare , senza intoppi, opere di grande prestigio. Si dà ragione così, chi sostiene che, nella storia dei popoli le più grandi e monumentali opere sono state realizzate dalle dittature. Il secondo esempio è rappresentato dal Treno ad Alta Velocità al Sud , comprensivo dell’attraversamento stabile dello Stretto di Messina. Qui si esercitano in molti, giurando che il ponte è opera “inutile, sciocca e dannosa”, senza alcuna spiegazione degli aggettivi. Nel dibattito svolto su alcune mozioni di destra e di sinistra, discusse a Montecitorio, si sono chiarite le diverse posizioni. Il Governo non ha sostenuto la tesi, incautamente avanzata da un Ministro del settore, dell’inutilità dell’opera, ma ha sposato, invece, la posizione della maggioranza parlamentare, che, riprendendo il programma dell’Unione, ritiene semplicemente l’opera non prioritaria per essere realizzata subito, in quanto è necessario impegnare le scarse risorse finanziarie pubbliche per le opere più urgenti, rinviando a tempi migliori la realizzazione del ponte. Ovviamente i sostenitori del “progetto sciocco” ignorano il pregevole giudizio di prestigiosi advisors internazionali ( incaricati dall’allora Ministro del PdCI Nerio Nesi ) che si sono pronunciati chiaramente sull’argomento. Italia dei Valori ha contribuito alla mozione della maggioranza, dichiarando apertamente di essere favorevole alla realizzazione dell’opera, che non può, però, essere considerata staccata dell’insieme delle nuove ferrovie, da progettare e realizzare in Sicilia e Calabria. Non si tratta quindi, di una semplice velocizzazione dell’attuale ferrovia tirrenica ma del Treno ad Alta Velocità per quadruplicare le secolari ferrovie meridionali, come si sta facendo nel Centro e nel Nord del paese. Questa posizione ragionevole e realistica è sicuramente sostenuta da una maggioranza parlamentare larghissima. La speranza che si traduca in realtà è che , al di là delle esternazioni del Ministro dei Trasporti, nel Governo prevalga la posizione più razionale e concreta del Ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, che sta lavorando alacremente e con sistematicità, insieme alla Regioni per individuare le priorità e giungere a scelte riequilibriatrici tra Nord e Sud del paese. La Calabria ha bisogno del completamento della Sa-Rc, del Treno ad Alta Velocità da affiancare alla nuova 106 e quindi di tutte le altre infrastrutture collegate, tra cui l’opera principe relativa allo sviluppo del porto di Gioia Tauro. Nessuno, capirebbe altrimenti chi fa parte del Governo e afferma: “ no al ponte, no alla Bovalino–Bagnara, no all’autostrada Jonica, no al TAV, al piccolo aereoporto di Sibari e nello stesso tempo dice di rappresentare la Regione Calabria nel Governo nazionale. Il cittadino calabrese si pone certamente la domanda : quale sarà , allora, l’opera misteriosa che vorrà realizzare il suo rappresentante nel Governo? La risposta la darà il lettore, anzi, l’elettore. Che Dio c’è la mandi buona.
di Aurelio Misiti
deputato di Italia dei Valori
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