Ott 11 2014
MISITI – ALLUVIONE DI GENOVA: COLPA DELLA BUROCRAZIA?
E’ allarme per la Liguria in tutti gli ambienti della società italiana. La stampa denuncia l’incuria, le colpe della burocrazia, quelle della protezione civile, dei politici e delle istituzioni tutte. Fra una settimana la notizia sarà in ventesima pagina, fra un mese non ci sarà più. Il Governo nazionale ha altro da pensare, la Regione pure, il Comune aiuterà i cittadini a riparare i danni, i genovesi si lamenteranno, Grillo combatterà contro il terzo valico e così la vita continua in Liguria. La cultura e la politica devono darsi una mossa per capire le vere cause del periodico disastro e individuare bene le responsabilità. Le cause sono individuabili e visibili: in tutta la Liguria e in molte altre regioni italiane con orografia analoga storicamente i popoli hanno scelto di abitare accanto ai corsi d’acqua per poter scaricare in essi i propri rifiuti liquidi e solidi. Negli ultimi 100 anni queste scelte sono state avallate dalle autorità comunali e poi regionali con piani regolatori, licenze edilizie e concessioni, che non hanno rispettato le esigenze dei corsi d’acqua, invadendo i letti , le golene e spesso anche le casse naturali di espansione. Quindi il torrente in piena invade il costruito nel proprio spazio di competenza.
Per trovare le responsabilità dei ritardi negli interventi di mitigazione che la tecnica dispone in presenza di notevoli finanziamenti non si possono seguire scorciatoie accusando i Tar o la cattiva burocrazia, in quanto questi non possono non applicare la legge. Qui sta il punto. Il Tar va abolito: si dice e non si fa; le norme che consentono all’impresa perdente in un appalto di bloccare il cantiere con un semplice ricorso si aboliscano o si modifichino salvaguardando la prosecuzione dell’opera. Questo non lo fa la burocrazia ma lo fanno il Governo e il Parlamento. A Genova e in molte altre città italiane la mitigazione sopra citata, per attuarla, occorre molto coraggio. Vanno demoliti molti edifici costruiti nelle zone di competenza dei torrenti e per ognuno di essi realizzare piccoli invasi a monte come casse di espansione per contenere le piene ed evitare così la rabbia del torrente. Ma gli interessati che dicono? Aspettano la manna o si rimboccano le maniche per risolvere il problema alla radice? La classe dirigente genovese mi sembra all’altezza.
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