Ago 08 2006
Ponte sullo Stretto
Venti parlamentari calabresi e siciliani spingono per il referendum
Gli svizzeri, quando devono realizzare opere importanti, non fidandosi dei partiti, dei governi o dei Consigli dei Cantoni, decidono direttamente attraverso lo strumento del referendum; in base al risultato l’opera si fa o non si fa.
Quell’opera quindi non ha il colore del governo del momento ma risponde ai desideri dei cittadini.
In Italia vi sono due opere che meritano il ricorso al referendum: il Treno ad Alta Velocità in Val di Susa e il ponte sullo Stretto di Messina. Il ricorso allo strumento costituzionale del referendum, limitato alle popolazioni interessate, risulta ormai indispensabile in tutte e due i casi. Per il primo caso esiste una mozione parlamentare a Montecitorio su cui a settembre discuterà l’Aula. Vi è una maggioranza “bipartizan” in Parlamento a favore della realizzazione e quindi si troverà facilmente l’accordo. Ma ciò non significa che in Val di Susa gli oppositori cambieranno opinione oppure si allenteranno le tensioni fra gli Enti Locali. Sarà necessario e utile a tutti il passaggio referendario nella Regione Piemonte. Dopo di che si può vedere se realizzare in un modo o in un altro la galleria o le gallerie, indispensabili per il Corridoio Europeo N. 5 Lisbona – Kiev.
Il problema invece del ponte sullo Stretto, che fa parte integrante del Corridoio Europeo N. 1 è diverso e più complesso.
Sembra si sia arrivati a un vero e proprio scontro tra i poli: il Centrodestra schierato per la realizzazione, il Centrosinistra ufficialmente per il rinvio a tempi migliori, ritenendo che i fondi del Ponte possano essere utilizzati per costruire acquedotti e altri servizi essenziali al Sud, come ha sentenziato il Ministro Pecoraro Scanio.
A mio modesto parere, nella coalizione di maggioranza, i pro e i contro sono equamente distribuiti; e pertanto anche in questo caso si creerebbero tensioni inutili e dannose all’immagine dell’Italia. Allora il popolo di Sicilia e di Calabria potrebbe dare l’assenso oppure il dissenso definitivo.
Nella stessa Unione infatti, il cui programma dice testualmente che il ponte non è prioritario, viene contestata la possibilità di utilizzare i fondi per realizzare altre opere. Per quanto riguarda l’investimento pubblico vi è la certificazione addirittura del Ministro dell’Economia di questa impossibilità.
Mentre è piuttosto ovvio che si perderebbero sia i fondi privati (60% del totale) che quelli europei (10% – 20%).
Io aggiungo un altro elemento derivante dalla mia diretta esperienza: l’appalto è stato assegnato al Contraente Generale vincitore e mai un grande contratto si è risolto senza contenzioso.
Non voglio dare i numeri ma la cifra da spendere per chiudere i rapporti con le imprese sarà certamente alta.
Pertanto al posto di trastullarsi con proposte di legge sulla Società dello Stretto, destinate a dividerci, si indica il referendum in Sicilia e in Calabria già richiesto da almeno venti deputati e senatori calabresi e siciliani, e quello che dice il popolo si farà.
di Aurelio Misiti
www.aureliomisiti.it
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