Mag 20 2008
Intervento in Aula dell’On. Aurelio MISITI – seduta del 20 maggio 2008
Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59, recante disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e l’esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, il gruppo dell’Italia dei Valori è stato, è e continuerà ad essere assolutamente rispettoso del Parlamento, dei suoi Regolamenti e anche delle consuetudini o prassi che ne caratterizzano le cadenze dei lavori. Secondo una di tali prassi i decreti-legge come quelli oggi al nostro esame, che si trovano, come dire, a cavallo tra due differenti Governi e maggioranze, sono esaminati velocemente dall’Assemblea senza la presentazione di particolari proposte emendative.
Il nostro gruppo, quindi, senz’altro esprimerà voto favorevole sul disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, i cui contenuti sono stati illustrati in sede di Commissione speciale. Tuttavia, vi è una consapevolezza che non può essere dimenticata, relativa al nostro ruolo di parlamentari, di rappresentanti, cioè, della sovranità popolare. Nei confronti degli elettori abbiamo, tra l’altro, preso l’impegno di rispettare due principi fondamentali per l’azione politica che vogliamo rappresentare: il principio di legalità e quello della difesa dell’interesse nazionale.
Il rispetto di questi due principi e dell’impegno, assunto di fronte agli elettori, di difenderli e farli sempre rispettare, ci ha indotto a disattendere una prassi che ci dicono consolidata e a presentare, dunque, una proposta emendativa al disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame.
Per quanto riguarda il principio di legalità, la Corte di giustizia europea ha condannato il nostro Paese, disponendo una procedura di infrazione relativamente alla questione dell’attribuzione delle frequenze televisive. È stato violato, dice la Corte, il principio di piena espressione di libertà di informazione. Da anni si elude il problema o comunque non si è riusciti a risolverlo. Eppure, la soluzione appare chiara: occorre liberare le frequenze che, secondo quanto stabilito dalla Corte europea, sono state e sono ancora occupate indebitamente. Il rispetto del principio di legalità impone tale soluzione.
Infatti, a seguito dell’approvazione del collegato alla legge finanziaria 2008 ed in particolare dell’articolo 16 del decreto-legge n. 159 del 2007, che differisce al 2012 il termine per il passaggio alle trasmissioni digitali terrestri, con conseguente spegnimento delle trasmissioni analogiche (il cosiddetto switch off), diventa indifferibile intervenire con l’approvazione di un emendamento al fine di eseguire la sentenza della Corte di giustizia della Comunità europea in materia di riassegnazione delle frequenze televisive, nonché ai fini di prevenire un nuovo intervento della Corte costituzionale.
È appena il caso di segnalare che un emendamento di tale tipo mentre non comporta alcun onere finanziario aggiuntivo per il bilancio dello Stato, contestualmente lo alleggerirebbe dell’altrimenti assai probabile rischio di dover pagare ingenti somme a seguito delle decisioni che stanno per essere assunte in sede comunitaria.
Riguardo al profilo comunitario, la Commissione ha invero stigmatizzato nel parere motivato il fatto che l’articolo 25, comma 11, della legge Gasparri, prorogando sino alla data dello switch off l’autorizzazione a proseguire le trasmissioni in tecnica analogica anche in favore degli operatori che non sono titolari di una concessione analogica, accorda a detti operatori un evidente vantaggio a danno delle altre aziende e segnatamente di quelle che, pur essendo titolari di una concessione analogica, non sono tuttavia in grado di fornire i servizi di radio diffusione terrestre in tecnica analogica per mancanza di frequenze disponibili.
Si tratta, nota la Commissione, di un vantaggio notevolissimo se si considera che altre disposizioni della legislazione italiana, in particolare la legge n. 66 del 2001, hanno congelato l’attuazione del piano di riassegnazione delle frequenze in tecnica analogica, il quale, se realizzato, avrebbe comportato de iure la cessazione delle trasmissioni terrestri in tecnica analogica di Retequattro e la redistribuzione delle frequenze assegnate a tale rete tra gli altri operatori di mercato.
Va ricordato che il 12 settembre scorso anche l’Avvocatura generale presso la Corte di giustizia, nelle sue conclusioni relative al giudizio C380/05, il caso Europa 7, ha ritenuto fondati i rilievi di illegittimità comunitaria sollevati dal Consiglio di Stato, statuendo che: «l’articolo 49 CE richiede che l’assegnazione di un numero limitato di concessioni per la radiodiffusione televisiva in ambito nazionale a favore di operatori privati si svolga in conformità a procedure di selezione trasparenti e non discriminatorie e che, inoltre, sia data piena attuazione al loro esito», aggiungendo altresì che i «giudici nazionali (…), se necessario, devono a tal fine ordinare rimedi appropriati per garantire che tali diritti non rimangano illusori».
Il nostro emendamento, quindi, modifica la legge Gasparri in linea con quanto disposto dalla sentenza della Corte di giustizia resa in data 31 gennaio 2008. Il suo impianto è di carattere permanente e mira alla risoluzione definitiva del contenzioso in atto. La nostra è una posizione seria, limpida, chiara, presa da tempo e sostenuta con coerenza sempre, nei confronti di qualsiasi Esecutivo. L’abbiamo sostenuta sia nei confronti del Governo guidato da Silvio Berlusconi, sia nei confronti di quello guidato da Romano Prodi.
Chiediamo, semplicemente, che il Governo della Repubblica rispetti la sentenza della Corte di giustizia europea e provveda a liberare quelle frequenze occupate indebitamente, assegnandole a quei soggetti che hanno il pieno diritto di usufruirne. Chiediamo, semplicemente, il rispetto del principio di legalità, il rispetto della legge e, dunque, il rispetto del principio di libertà d’informazione.
Avevamo presentato emendamenti in proposito durante i lavori relativi all’ultima legge finanziaria ed oggi li riproponiamo: non possiamo fare altrimenti. Ancora una volta, negli ultimi giorni del Governo Prodi, avevamo sollevato la questione pubblicamente, chiedendo che l’Esecutivo desse specifico mandato all’Avvocatura dello Stato, facendole prendere, quindi, una posizione diversa da quella sostenuta durante la gestione del Governo Berlusconi.
L’avevamo chiesto pubblicamente e con coerenza quando, invece, le memorie presentate proprio dall’Avvocatura dello Stato sembravano incredibilmente simili, come denunciato dalla stampa, a quelle presentate da uno dei soggetti coinvolti nella questione come parte in causa: nello specifico, il soggetto che, secondo la Corte di giustizia europea, aveva e continua ad occupare indebitamente le frequenze e grazie al quale il nostro Paese si trova con una specifica procedura di infrazione a suo carico.
Riguardo al principio di difesa dell’interesse nazionale, ci stiamo battendo per impedire che il nostro Paese e, quindi, i nostri concittadini siano costretti a pagare per un abuso commesso e riconosciuto. Perché non provvedere? Perché non intervenire alla pari di quanto si sta facendo per altre procedure di infrazione ed inserire in questo decreto anche quella legata alla questione delle frequenze televisive? Cosa impedisce di evitare che l’Italia debba pagare, quando abbiamo oggi, in questa sede, la possibilità di evitarlo?
Forse non abbiamo rispettato una prassi parlamentare e ce ne dispiace, ma non potevamo non farlo. Abbiamo ritenuto doveroso sottoporre nuovamente all’Aula la possibilità di intervenire per evitare il protrarsi di un abuso, per evitare di pagarne il prezzo. Lo abbiamo fatto con convinzione, nel pieno rispetto del principio di legalità e di difesa dell’interesse nazionale.
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