Lug 31 2007
Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01165
Presentata dall’On. AURELIO SALVATORE MISITI nella seduta n.198
Al Ministro della pubblica istruzione.
– Per sapere – premesso che:
il numero degli studenti bocciati all’esame di maturità di quest’anno sono il 6,6 per cento degli scrutinati, il doppio di quelli dell’anno scorso (3,3 per cento), il dato nasce dalla somma dei non ammessi e dei non promossi;
ancora una volta si è modificata la normativa sull’esame di Stato e la nuova legge ha posto nuovi e diversi vincoli, eliminando la possibilità che venissero ammessi all’esame automaticamente tutti gli studenti che avevano regolarmente frequentato l’ultimo anno e escludendo la possibilità delle abbreviazioni per merito (i cosiddetti «ottisti», studenti con la media dell’otto che potevano saltare l’ultimo anno ed accedere direttamente all’esame);
l’anno scorso, secondo la normativa allora in vigore, la quota dei diplomati nelle scuole statali e paritarie era quasi identica in tutti i tipi di scuola, mentre quest’anno c’è stata una diminuzione di diplomati nelle scuole paritarie;
alle modifiche si è aggiunto il recente decreto firmato dal Ministro Mussi e dal Ministro interrogato, che prevede che nel punteggio per l’ammissione ai corsi universitari 80 punti siano assegnati in base al risultato del test di ingresso e 25 punti aggiuntivi siano la «dote» che ogni studente porta in base al proprio curriculum scolastico e, dunque, ai risultati conseguiti a scuola;
secondo il Ministro interrogato si tratta di un’altra tappa verso il traguardo della valorizzazione del merito. «Quello di oggi – ha detto in una conferenza stampa a palazzo Chigi – è un altro tassello del percorso iniziato con la riforma dell’esame di Stato per la valorizzazione del merito e dell’eccellenza»;
le novità che verranno introdotte con il provvedimento, messo a punto assieme al Ministro Mussi, secondo il Ministro interrogato, sono anche un incentivo per i ragazzi a proseguire gli studi e a farlo coerentemente con le attitudini;
l’esame dei risultati delle valutazioni riguardanti gli studenti dimostrano che si riscontra una grande variabilità sul territorio nazionale a seconda delle regioni e dei tipi di scuola, creando inevitabili disparità di posizione tra i giovani -:
quali provvedimenti il Ministro interrogato intenda adottare per contribuire a superare l’anomalia dei cambi periodici delle modalità degli esami di Stato e per assicurare agli studenti un esame omogeneo sul territorio nazionale, anche in considerazione del variegato panorama delle valutazioni nelle diverse regioni. (3-01165).
Risposta del Ministro della Pubblica istruzione, On. Giuseppe Fioroni.
Mercoledì 1 agosto 2007
Signor Presidente, l’onorevole interrogante pone una domanda di non semplice risposta, soprattutto impegnativa per chi verrà dopo di noi. Credo che l’unico modo per avere la garanzia che non si cambi con frequenza l’esame di maturità, è trovare una versione di questo che non sia né severa né buona, ma seria. Credo che la nostra riforma non consente altro che avere una certezza di maggiore serietà.
Lo dimostra non soltanto il numero di coloro, che per la prima volta non hanno superato l’esame di maturità, ma anche la riduzione dei voti superiori a 90 – ma direi anche ad 80 – omogeneamente rappresentata su tutto il territorio nazionale; lo dimostra, soprattutto, anche una riduzione del divario di valutazioni tra nord, sud e centro del Paese, che su tutti gli elementi identificativi dell’andamento dell’esame di maturità – dal numero dei bocciati, al numero dei voti, al numero dell’eccellenza (e quindi della lode), al numero di voti pari a 100 – oscilla tra 1 e 1,2 per cento. In modo particolare, faccio presente all’onorevole interrogante che la ripartizione dei voti pari a 100 e della lode tra nord, sud e centro oscilla, ad esempio sulla lode, con una differenza dello 0,2 per cento. Ciò significa che vi è stato un tentativo vero di non regalare nulla a nessuno e di mantenere un’omogeneità sul piano nazionale.
Ritengo che un contributo alla valutazione omogenea delle prove possa essere dato da lavoro dell’ente di valutazione, l’Invalsi: quest’anno, per la prima volta, abbiamo prelevato due prove per ogni commissione di esame, proprio per cercare di ottenere un andamento di come le valutazioni sono state effettuate nel territorio nazionale e disporre di parametri oggettivi che possano fornire, se possibile, indirizzi alle commissioni, affinché il criterio di valutazione su tutto il territorio nazionale sia il più possibile omogeneo, ricordando sempre e comunque che, anche nell’acquisizione delle competenze e dei saperi, vi è una diversità che è fondata sulla località, sul luogo e sull’ambiente, in cui i nostri ragazzi sono inseriti. Ritengo che lo sforzo di alcuni ragazzi nelle periferie di Palermo, per la volontà di apprendere e di capire, sia sicuramente da sottolineare come quello di chi vive in condizioni socio-economiche, familiari e ambientali più semplici e meno difficoltose.
Non abbiamo risolto tutti i problemi, ma ci siamo avviati su un percorso di serietà, che molto probabilmente potrà lasciare anche a chi in futuro si occuperà, da questi banchi, di pubblica istruzione, l’opportunità di avere una traccia di serietà, senza necessità di distruggere quello che si è costruito.
Replica dell’On. Misiti
Signor Presidente, signor Ministro, sono soddisfatto della risposta che lei ha dato alla mia interrogazione, comunque restano delle perplessità, anche perché sono sicuramente condizioni necessarie, ma non sufficienti, quelle che sono emerse dalle indagini del Ministero della pubblica istruzione.
L’aumento delle bocciature non rappresenta di per sé un metro di giudizio; anche se la severità è giusta, l’obiettivo principale della scuola è l’elevamento del livello scolastico. Ad esempio, le notizie sulla scarsa preparazione degli studenti dei nostri istituti superiori nella materia della matematica sono un po’ agghiaccianti: se uno studente su due è scarsamente preparato in matematica, significa che il nostro Paese ha una scuola che non si trova agli stessi livelli europei. Sono preoccupato, pertanto, dalla carenza in tali studi ed è necessario prendere gli opportuni provvedimenti. Il problema della docenza diventa, quindi, fondamentale.
Ritengo che gli sforzi che sta compiendo il Governo in questa direzione siano adeguati; si tratta di proseguire e di puntare molto di più alle questioni qualitative, che a quelle quantitative.
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