Ott 22 2009
L’intervento dell’On. Misiti in Aula
Seduta n. 237 di giovedì 22 ottobre 2009
Informativa urgente del Governo sulle iniziative relative alla presenza di navi con carichi di rifiuti tossici affondate in prossimità delle coste calabresi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Misiti. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, sono 20 anni che si parla di queste navi che sono state affondate e che contenevano sostanze pericolose. Come è già stato messo in evidenza, quindi, non è un problema di questo Governo o del precedente; c’è tutta una classe dirigente che, secondo me, interviene solo dopo che la magistratura si muove o che qualche incidente provoca delle sciagure. Non c’è una cultura della prevenzione, non c’è una cultura dell’intervento programmatico e quindi il nostro Paese si trova ad affrontare, anche questa volta, una situazione drammatica.
La situazione drammatica non riguarda soltanto la Calabria, anche se la Calabria è in prima linea. È necessario dare sicurezza ai cittadini calabresi, non c’è dubbio, ma è una situazione che riguarda un po’ tutto il territorio nazionale, se dobbiamo credere alle esternazioni e alle dichiarazioni del pentito Fonti.
Io, però, sono molto perplesso circa la relazione che ci ha presentato il sottosegretario e non si tratta di una critica a lui, ma agli uffici, a coloro che se ne sono occupati. Se la nave Mare Oceano, attraverso il ROV, davanti alle coste di Cetraro, ricorre al sistema di tirar su delle incrostazioni o qualche materiale che si trova intorno alla nave, a mio modesto parere, non è in grado di fornirci delle informazioni tali da farci stare tranquilli.Il problema, quindi, non è solo di andare a vedere che cosa vi sia intorno alla nave ma bisogna anche sapere cosa vi sia dentro, ma contrariamente a quello che diceva Alessandri, vale a dire che prima dobbiamo vedere e dopo spendere soldi, nel nostro caso non si tratta di questo. Dobbiamo sapere cosa è presente all’interno di un fusto, ma anche il contenuto di tutti i fusti all’interno della nave perché, da una parte, possono esservi materiali non nocivi e, da un’altra parte, vi possono essere materiali assolutamente pericolosi contenuti, appunto, nella stessa nave.
Pertanto, a mio modesto parere, è necessario accogliere la richiesta dei sindaci e della regione Calabria, la quale, come giustamente veniva messo in rilievo, è l’unico organismo che ha dato un contributo alla conoscenza, almeno, della nave presente in quella zona. Dunque, è necessario, a mio avviso, tirare fuori i soldi. In questa occasione, si deve dichiarare lo stato di emergenza, come chiedono 41 sindaci. Bisogna dichiarare lo stato di emergenza e tirare su i fusti e, possibilmente, il relitto perché, effettivamente, è necessario dare una certezza e si devono prendere a riferimento le perdite registrate in quella zona. Non si vende più niente. Quella è una zona dell’alto Tirreno – e non dell’alto Ionio – che era fiorentissima, una zona che praticamente viveva del mare. Oggi quella zona muore. Non è solo questo il problema ma vi è anche lo spauracchio, come veniva messo in rilievo anche dalla relazione, del fatto che ulteriori navi (la Jolly rosso) abbiano potuto rilasciare, grazie agli interessamenti delle organizzazioni malavitose, addirittura dei residui radioattivi nel letto del torrente Oliva.
Pertanto, l’investimento deve essere totale. Deve essere dichiarato lo stato di emergenza come si è fatto in altre situazione del genere ed è ovvio che la spesa si farà solo proporzionalmente a quello che si vuole raggiungere. Sappiamo pure che questo Parlamento si sta impegnando a fondo. La Commissione non deve certamente intralciare la magistratura, però è necessario che intervenga la Commissione bicamerale. Questo Parlamento, con una mozione diciamo così bipartisan, ha già affrontato il tema. Secondo me è necessario – e sono d’accordo – collaborare perché tutte le forze politiche si impegnino nella stessa direzione e si ponga fine al fatto che i grandi imprenditori e le imprese del nord vengano al sud o per prendere i fondi comunitari e andarsene oppure per lasciare e sotterrare residui tossici e radioattivi
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