Nov
21
2014
C’è un solo modo di agire per la rinascita della Calabria ed è quello di unire tutte le forze intellettuali sane esistenti nella società e guidarle affinché si impegnino positivamente a elevare il livello di vita della popolazione.
Sarebbe questo un salto di qualità che porterebbe in breve tempo all’avvicinamento del popolo alle istituzioni e alla politica. Questo è oggi il compito principale dei partiti politici che si confrontano nelle elezioni regionali del 23 novembre prossimo.
In concreto, per l’affetto grandissimo che sento verso questa terra, propongo senza mezzi termini ai tre raggruppamenti che si collocano nelle istituzioni repubblicane di costituire un governo regionale unitario con il vincitore come Presidente, riservando posti di rilievo agli sconfitti.
Un governo di grande coalizione per almeno un quinquennio potrebbe dare risultati eccezionalmente favorevoli per tutti i calabresi.
Ovviamente dopo i cinque anni ciascuno tornerebbe a svolgere il proprio ruolo di parte al governo o all’opposizione.
Nov
16
2014
Siamo alle solite, ogni volta che si verifica un evento alluvionale i soloni pontificano: la causa è la cementificazione, che qualche volta è definita “selvaggia”. Dal 1951, 1953, 1966, e via via fino alle più recenti alluvioni di Calabria, Sicilia, Piemonte, Toscana e Liguria si è recitato lo stesso copione, salvo dimenticarsi dopo qualche settimana e non parlarne più fino alla successiva alluvione, incoraggiando di fatto la continuità. Cosa fare invece? Non è facile contrastare questa errata e distorta interpretazione della realtà. Tuttavia noi insistiamo nella nostra visione culturale. L’aumento del tenore di vita negli ultimi 150 anni è dovuto in Occidente a tanti fattori, il principale però è l’industrializzazione, che ha portato alla urbanizzazione di vasti territori, comprendente sia gli edifici che i collegamenti tra essi e le città. Ciò è stato possibile grazie al cemento, così come gli antichi romani si sono sviluppati con l’uso della pozzolana. Quindi grazie al cemento si è sviluppata e si continuerà a sviluppare la civiltà occidentale. Ma allora diciamo che l’uso del suolo non abbia influito sulle alluvioni? Assolutamente no.
Quindi va detta tutta la verità.
Le trasformazioni urbanistiche incidono e come sui fenomeni idrologici. Essi però vanno studiati e di conseguenza vanno adeguati gli strumenti.
I fiumi e i torrenti vanno rispettati e non violentati, altrimenti essi non rispettano noi. Quindi mai costruzioni nei letti e nelle golene, da mantenere sempre puliti, nessun fiume o torrente venga intubato dentro i centri abitati e se ciò è avvenuto vengano ripristinati i loro letti e le relative casse di espansione. A Genova il Bisagno o si libera o si scolma altrimenti punirà la città ogni volta che piove più del normale. E questo vale per Genova, per Messina, Reggio Calabria e tutti i centri abitati dove si sono intubati i torrenti.
In definitiva la causa dei disastri alluvionali non è la “cementificazione”, ma l’uso scriteriato e speculativo del cemento. Gli esperti veri non mancano a Genova e in tutta Italia.
Allora istruiamo i politici di nuova generazione e andiamo avanti!
Nov
13
2014
Come spesso avviene il Ministero dell’Ambiente non è in grado di dare buoni consigli ai nuovi Ministri, i quali recitano sempre lo stesso copione. Non si sottrae nemmeno l’attuale che annuncia come se fosse una novità: da adesso in poi agiremo insieme ai geologi.
Evidentemente nessuno lo ha informato che i geologi applicati sono solo una parte piccola del corpo tecnico che si deve occupare della difesa idrogeologica. Essi, e solo gli applicati, possono collaborare con gli ingegneri progettisti e direttori dei lavori. Ma il Ministro e il Ministero, nonché i media insistono a far parlare qualche geologo ambientalista, che tutto può sapere del fenomeno ma nulla del sistema difensivo da mettere in atto.
Io stesso negli anni 2000 mi sono adoperato, da presidente del Consiglio Superiore, per accrescere le competenze specifiche del geologo applicato nella realizzazione delle opere strutturali e infrastrutturali. Leggi Tutto »
Nov
12
2014
Marco Travaglio
Il giornalista, esperto di giustizia, Marco Travaglio difende la sentenza di primo grado sul terremoto dell’Aquila affermando che la condanna degli studiosi della Commissione “Grandi Rischi” non riguarda la mancata previsione del terremoto ma la rassicurazione data ai cittadini in un comunicato stampa che non ci sarebbe stato il terremoto disastroso previsto da qualcuno .
Per un giornalista l’affermazione di Travaglio può sembrare azzeccata ma per gli esperti non è esatta. Quel comunicato o la conferenza stampa della Protezione civile sono frutto della impossibilità di prevedere i terremoti.
Infatti lo sciame sismico era cominciato da oltre quattro mesi, con enorme dissipazione di energia; ciò indusse gli esperti a pensare che si poteva escludere il terremoto disastroso che qualche pseudo scienziato si aspettava.
In effetti, come sempre in passato, le cose andarono così: non c’è stata la scossa di grado Richter elevato ma di grado modesto di 5,9 in sede locale. Leggi Tutto »
Nov
11
2014
Bernardo De Bernardinis
La sentenza della corte di appello dell’Aquila, recupera in gran parte l’onore della Magistratura giudicante, che non ha dato ascolto alle distorte visioni della classe dirigente aquilana, che cercava a ogni costo un colpevole. La condanna in primo grado della commissione “Grandi Rischi” è stata condizionata certamente dall’emotività, che ha travolto anche quei giudici. Oggi a mente più fredda la Magistratura non ha commesso lo stesso errore, anche se è rimasta la condanna al prof. De Bernardinis, di cui vanno esaminate meglio le accuse specifiche.
Egli, a mia conoscenza, è persona di elevata dirittura morale e di eccellente cultura tecnico-scientifica, che ne fanno uno dei migliori servitori dello Stato.
Auspico che anche questa sentenza venga rivista dalla Cassazione, per ridare l’onore a chi ha scelto di servire lo Stato, rinunciando alle possibilità di arricchirsi, grazie al suo elevato talento professionale e accademico.
Nov
07
2014
Crolli negli scavi di Pompei
File agli scavi di Pompei
Franceschini ha mille ragioni per criticare violentemente la scelta dei dipendenti che operano nel sito archeologico di Pompei, di assentarsi per una lunga assemblea sindacale.
È un episodio assurdo come assurdi sono tutti quei casi analoghi che avvengono nel nostro paese, dove le regole, quando ci sono, spesso non vengono rispettate.
Quando i visitatori dei siti archeologici attendono per ore in fila, l’Italia fa una figuraccia nel mondo. Quando ciò avviene nella sanità o nei trasporti, il danno economico è ancora più immediato e umanamente gravissimo.
È necessario intervenire con nuove norme per porre termine a questo scempio che gli interessi di pochi fanno dell’interesse generale del paese. Non basta più l’autoregolamentazione e i Ministri non si limitino più alle denunce ma operino subito per le modifiche normative.