Intervento in Aula dell’On. Misiti sulla discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 6 giugno 2012, n. 74, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici che hanno interessato il territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo, il 20 e il 29 maggio 2012
Signor Presidente, credo che quando c’è da discutere su un provvedimento per un evento così importante, come quello del terremoto in Emilia e nelle altre regioni limitrofe, bisognerebbe riflettere se è giusto che ogni volta si faccia un provvedimento per il singolo evento, o se non sia più giusto, invece, procedere prima dell’evento a formulare una legge che comprenda grosso modo tutti gli effetti di tali fenomeni, perché il terremoto in Italia comunque c’è stato, c’è oggi e ci sarà anche in futuro.
Abbiamo visto bene, come classe dirigente italiana, quando nel 2005 si è estesa la classificazione sismica anche a quei territori, che erano considerati immuni, perché si diceva che l’ultimo terremoto risaliva al 1570 e, prima di quel periodo, si pensava che il terremoto in Val Padana non ci sarebbe stato, o comunque non un terremoto di quel genere. Invece, è stato giusto evitare che ci si trovasse di fronte ad un disarmo completo, tanto è vero che, dopo il 2005, molti capannoni sono Pag. 88stati costruiti con le nuove regole stabilite nel codice dei lavori pubblici e soprattutto nel testo delle norme tecniche che successivamente sono state preparate e valevoli per tutto il territorio italiano.
Ci dobbiamo, però, rendere conto, quando parliamo di queste cose, che la via maestra è quella della prevenzione.
Noi non possiamo non pensare al fatto che questi danni ammontano a circa 6 miliardi (a 5 miliardi e più): ci sono morti e feriti, ci sono le conseguenze economiche per quel territorio e delle ferite che non si rimargineranno subito; quindi è necessario pensare che lo Stato non deve intervenire sempre dopo, ma può intervenire anche prima; e si può intervenire prima cominciando ad adeguare le costruzioni a criteri antisismici, occorre cioè adeguare tutto ciò che si costruisce sul territorio, in modo da ridurre al minimo gli effetti dei terremoti. Se dei cinque miliardi che dovranno essere investiti o dei 40 miliardi che sono stati investiti per l’Irpinia e per gli altri terremoti successivi, si fosse investito preventivamente il 30 o il 40 per cento, avremmo avuto in tutto il territorio nazionale l’adeguamento sismico e, qualche volta, l’isolamento sismico degli edifici strategici. Questi, certamente importantissimi, sono stati già considerati da una norma italiana, solo che il capitolo di spesa relativo all’adeguamento sismico degli edifici strategici, non si è mai riempito completamente. Noi, una volta finito l’effetto dei terremoti sui media, tendiamo a dimenticare per poi ricordarcene in occasione del terremoto successivo. Leggi Tutto »