Maggio, 2010

Mag 13 2010

Misiti portavoce nazionale dell’MPA di Lombardo

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CalabriaOra 13/05/2010

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Mag 12 2010

L’ON. MISITI NUOVO PORTAVOCE DELL’MPA

Nella Sala del Mappamondo di Montecitorio il partito Movimento per le Autonomie ha presentato alla stampa e ai media l’entrata nel gruppo parlamentare e nello stesso partito dell’onorevole Aurelio Misiti attualmente nel gruppo Misto. I capigruppo alla Camera e al Senato, onorevole Carmelo Lo Monte e senatore Giovanni Pistorio, hanno presentato l’onorevole Misiti con due interventi che esprimevano grande stima e soddisfazione. All’onorevole Misiti è stato anche affidato il compito di Commissario del partito per la Regione Calabria nonché l’incarico di Portavoce nazionale del partito e di Coordinatore del gruppi della Camera e del Senato, al fine di rendere più omogenea possibile la linea politica e operativa dell’MPA attraverso l’attività parlamentare. Tale attività sarà intensificata e riguarderà tutti i settori che saranno trattati dalla maggioranza e dall’opposizione.
L’onorevole Misiti ha affermato che “i rappresentanti dell’MPA in Parlamento approveranno le proprie proposte e quelle dell’opposizione e della maggioranza che rientrano nell’interesse generale del Paese e in particolare di quelle per il Mezzogiorno d’Italia. Quindi, nessuna pregiudiziale politica ma solo valutazione dei contenuti”.

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Mag 11 2010

L’Onorevole MISITI ADERISCE ALL’MPA

COMUNICATO STAMPA

L’Onorevole MISITI ADERISCE ALL’MPA

L’onorevole Aurelio Salvatore Misiti aderisce al Movimento per le Autonomie. Domani, mercoledì 12 maggio 2010, alle ore 16.30 alla presenza del presidente dell’MPA Raffaele Lombardo, dei capigruppo di Camera e Senato, on. Carmelo Lo Monte e sen. Giovanni Pistorio, del sottosegretario Giuseppe Maria Reina, dei deputati Roberto Commercio, Ferdinando Latteri e Angelo Lombardo, e dei senatori Sebastiano Burgaretta Aparo, Vincenzo Oliva e Riccardo Villari, si terrà a Montecitorio nella Sala del Mappamondo la Conferenza Stampa dell’MPA per annunciare ufficialmente l’adesione dell’on. Misiti al Movimento per le Autonomie.

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Mag 10 2010

Osservatorio del 10 maggio 2010

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FERROVIE DELLO STATO E MEZZOGIORNO

L’On. Foti e i consiglieri regionali Candeloro Imbalzano e Giovanni Nucera hanno elevato una vibrata protesta contro le Ferrovie dello Stato, rei di aver tagliato molti treni in Calabria. Essi, per rendere più credibile la loro azione, hanno minacciato di chiamare in causa il ministro Matteoli al fine di costringere le Ferrovie dello Stato a cambiare strategia sulla Regione.
Lo sa bene l’opposizione in Parlamento che, ricorrere o scrivere al ministro Matteoli, risulta essere soltanto una esercitazione letteraria, perché la risposta che egli è in grado di dare viene sempre preparata dagli uffici delle Ferrovie, i quali informano quelli del Ministero delle loro decisioni insindacabili, essendo rappresentanti di una Spa, anche se pubblica.
Matteoli infatti si presenta normalmente in Parlamento, per rispondere alle nostre interrogazioni sull’argomento, leggendo il compitino così preparato.
Per evitare che queste lodevoli iniziative e quelle dei sindacati vengano scambiate per mera propaganda, occorre darsi una nuova strategia comune sul futuro delle Ferrovie. Il governo e i partiti di maggioranza, di cui fanno parte gli amici Foti, Imbalzano e Nucera, dovrebbero accogliere le nostre proposte e procedere:
–         allo scorporo di Rete Ferroviaria Italiana e di Trenitalia dalla holding Ferrovie dello Stato, riducendo quest’ultima a semplice società di servizi;
–         alla progettazione e realizzazione della linea del Treno ad alta Velocità da Salerno a Palermo, rendendo omogeneo il Sud al resto del Paese.
Solo questo consentirà, al di là dei conti dell’azienda ferroviaria, le cui entrate provengono da Nord e da Sud, a porre rimedio al ritardo storico che punisce la parte più debole dei cittadini italiani.
Per avviare questa nuova politica meridionalista sulle infrastrutture occorre che tutte le forze politiche e sociali, al di là delle pur rispettabili divisioni culturali e partitiche, parlino lo stesso linguaggio e siano uniti finalmente per una battaglia di civiltà.

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Mag 10 2010

Osservatorio del 9 maggio 2010

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IL FEDERALISMO COME PANACEA?

Nelle giornate turbolente delle finanze mondiali, che vedono il crollo delle borse e l’assalto alla moneta unica, prosegue la litania del ministro leghista Calderoli che afferma, senza dimostrazione alcuna, che il suo federalismo salverà l’Italia. Si preoccupa addirittura per l’unità del Paese, affermando che senza il federalismo l’Italia è destinata a spaccarsi in due. Beato lui che riesce a prevedere il futuro, noi invece ragioniamo sulle cose concrete del presente.
Il federalismo è una legge dello Stato che va applicata. Molti di noi meridionali hanno votato a favore del disegno di legge del governo, ma per ragioni forse opposte a quelle della Lega. Oggi però i nodi vengono al pettine attraverso i decreti attuativi, che trattano di cose concrete.
Prendiamo ad esempio il trasferimento dei beni demaniali alle regioni. I dati sono spietati e danno la dimostrazione piena della disparità degli investimenti tra nord e sud nei 150 anni di unità nazionale. Mediamente i beni sono situati nel centro-nord del Paese per almeno il 90% del valore. Ma questi beni, come ad esempio le caserme militari, appartengono ai cittadini del centro-nord e del sud dell’Italia e se saranno ceduti alle regioni si deve calcolare pure il risarcimento ai meridionali.
È del tutto evidente quindi che dovrà essere previsto un congruo fondo perequativo demaniale che comprenderà anche i benefici che il nord incasserà e ha incassato con l’uso per conto degli stessi beni.
Possiamo fare decine di esempi di questo tipo, ma come calabresi ne facciamo uno per tutti: il porto di Gioia Tauro. Attuare il federalismo qui significa che le operazioni di sdoganamento della merce in arrivo al porto saranno effettuate in loco e non più a Milano o a La Spezia.
Cari amici del nord, basterebbe solo questo per ridurre lo sfruttamento morbido del Mezzogiorno di almeno cinque miliardi l’anno.
Promettiamo di ritornare ancora a illustrare altri aspetti dei decreti attuativi del federalismo che risultano favorevoli al sud. Fin d’ora però annunciamo che inviteremo tutti i parlamentari di destra, centro e sinistra ad appoggiare le nostre sacrosante e giuste rivendicazioni.

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Mag 09 2010

Misiti: maturi i tempi per un partito calabrese

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CalabriaOra 09/05/2010

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Mag 08 2010

Osservatorio dell’8 maggio 2010

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LA GRANDE CRISI DEI PARTITI NAZIONALI, L’AVVENTO DEI PARTITI TERRITORIALI

Sono passati quasi venti anni dalla fine della prima Repubblica e dei grandi partiti del dopoguerra DC, PCI, PSI e ancora non si vedono sostituti. A sinistra le divisioni storiche fondate sulle diverse interpretazioni del marxismo sono state sostituite da spaccature funzionali a gruppi che aspirano a inserirsi nella gestione di interessi economici parcellizzati o di nuovi business derivanti dalle stantie e superficiali ambizioni ambientalistiche. A destra le spaccature si delineano sulla base di grandiinteressi economici, gestiti direttamente o per conto terzi. Tra questi due grandi filoni, oggi rappresentati da PD e PdL, si incuneano formazioni che vogliono essere interpreti di settori particolari come la chiesa, la magistratura e le forze dell’ordine – UdC-IdV – o di interessi diffusi territoriali nelle zone ricche del Paese, come la Lega Nord. Quest’ultima, che oggi preferisce chiamarsi soltanto Lega, si è ormai impadronita delle regioni più ricche del Paese e domina l’azione del Governo nazionale, dando così un colpo mortale all’ambizione maggioritaria del PdL
che, a causa di questo detonatore esterno, vive una grande lacerazione interna, che mette in seria discussione l’egemonia berlusconiana. Rimane un grande spazio territoriale a sud di Bologna che viene occupato, specialmente dopo Roma, da formazioni politiche nazionali che hanno il compito di tenere buoni i cittadini e di aiutare i governi a continuare ad assegnare al Nord il compito di produrre beni e ricchezze e al Sud di fornire risorse umane, finanziarie e mercato per le merci del Nord. È giunto però il momento di svegliarsi. La Sicilia ha cominciato. Il Movimento per l’Autonomia siciliana governa la regione più estesa d’Italia. In Calabria, Basilicata, Puglia e Campania, sulla base dei risultati alle recenti elezioni, ci sono le condizioni per fondare Movimenti per le Autonomie nelle singole regioni. Insieme si potrà realizzare un partito nazionale con al centro del programma la rinascita generale del Mezzogiorno.
Il Movimento per l’Autonomia della Calabria può partire.

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Mag 07 2010

Osservatorio del 7 maggio 2010

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E’ fattibile un partito meridionale?

Stasera il talk show  di Ilaria D’Amico su La 7 affronterà questo tema in ottica siciliana. Noi di ProCalabria a questa domanda possiamo dare una risposta positiva ma condizionata, nel senso che riteniamo importante che si affermi un partito anche nazionale con al centro del suo programma la rivalutazione del Sud.

La realtà  siciliana ha consentito, grazie all’iniziativa del presidente Raffaele Lombardo, l’affermazione di un partito MPA che ormai è divenuto una grande realtà in quell’isola. Noi però riteniamo che ci siano le condizioni perché questo accada almeno nelle regioni Calabria, Campania, Basilicata e Puglia, dove partiti che si richiamano al Sud, in occasione delle ultime regionali, hanno ottenuto il consenso di almeno il 6% dell’elettorato. Una percentuale di certo non paragonabile al 15-20% della Sicilia, ma certamente – se si prevedono più formazioni regionali, compresa la Sicilia, che hanno in comune l’obiettivo di formare insieme un partito nazionale – si può arrivare a una vera e propria Lega  capace di proporsi come una importante realtà politica italiana. E poiché si tratta di forze politiche che si collocano al centro dello schieramento, si potranno realizzare accordi che coinvolgano almeno Alleanza per l’Italia.

Quindi alla domanda della D’Amico e a queste condizioni rispondiamo si.

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Mag 06 2010

Osservatorio del 6 maggio 2010

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IL PD CALABRESE NON LO RICONOSCIAMO PIU’
 
Abbiamo fatto di tutto prima delle ultime elezioni per tentare di unire le varie anime conviventi nel Partito Democratico calabrese e in questo tentativo noi di ProCalabria, pur consapevoli della possibile vittoria della destra, abbiamo impegnato molte energie per sollevare le sorti del centro sinistra.
Ridotto al lumicino il socialismo democratico e scomparse le ideologie, i “capi” del PD ancora pensano con il cervello di 30 anni fa. Ma a chi volete che importi se un deputato o un ex presidente del consiglio si autosospende dal partito o dal gruppo consiliare? Sono quelli che pur di avere il successo elettorale personale impediscono le candidature di persone più popolari di loro.
Si inventano frazionismi senza senso e si parla sempre di fatti interni. Fuori dalla finestra c’è la vita normale e loro parlano d’altro. Sveglia! Il consenso non è più automatico; va conquistato con l’esempio e il lavoro per gli altri. I partiti democratici del centro sinistra, dopo l’autocritica devono darsi un piano serio di rilancio che raccolga i messaggi e i valori fondanti di una società moderna.
Caro PD qual è il tuo progetto per la Calabria? Quando l’avrai, saremo lieti di aggiungere qualcosa anche noi. Se ciò non è, i calabresi saranno sempre al rimorchio di interessi particolari che trovano rifugio nei partiti populisti di sinistra e di destra. È quello che i cittadini seri non vogliono.
 
 LA GRECIA È VICINA
 
Siamo profondamente turbati e solidali con le famiglie dei tre lavoratori bancari greci che sono stati uccisi da manifestanti violenti, infiltrati nei cortei di protesta pacifica dei cittadini di Atene. Queste morti a noi calabresi ci toccano da vicino per tanti motivi. Sono nostri fratelli anche di sangue ma soprattutto sono fratelli nella tragedia della crisi economica che colpisce loro anche per gravi responsabilità della classe dirigente. Tutto come da noi.
Ma la Grecia oggi e un simbolo negativo per l’Europa, che ancora non è né carne né pesce. Non se ne cura di un paese che produce 80 e consuma 100, per il semplice motivo che non c’è uno straccio di direzione politica istituzionale europea. Il quasi fallimento della Grecia può verificarsi solo per questo.
La Calabria, pur producendo 70 e consumando 100, non può fallire perché fa parte di uno stato unitario. Da questi accenni ne derivano due insegnamenti: la crisi greca deve indurre i paesi leader europei a rinunciare ai propri egoismi e “mollare” via via la propria sovranità a favore di un “governo” politico del Continente. Altrimenti, nell’economia globalizzata, possono essere travolti anche i paesi più forti.
Il secondo più modesto insegnamento è per i meridionali. Non possiamo continuare a vivere assistiti. Il tempo è scaduto. Dobbiamo affrontare sacrifici anche ideali e abbandonare tabù fuori del tempo in termini di contratti di lavoro, rinunciare al superfluo, ricordando a noi stessi che nel giro di pochi anni dobbiamo produrre 100 per poter consumare altrettanto. Sono almeno 10 anni che diciamo queste cose e ci soffermeremo ancora.

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Mag 05 2010

Osservatorio del 5 maggio 2010

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 MASSIMO TU QUOQUE

I telespettatori di Ballarò del 4 maggio hanno assistito a un duro scontro inusuale tra il condirettore del Giornale Alessandro Sallusti e nientemeno che Massimo D’Alema. Diciamo subito che il becero attacco del giornalista è stato del tutto strumentale ma il presidente D’Alema ha sbagliato clamorosamente il tipo di risposta.

Il giornalista si era permesso di paragonare la vicenda dell’affitto di un appartamento di ente pubblico a equo canone, che D’Alema occupava dagli anni settanta, con la vicenda Scajola che “inconsapevolmente” avrebbe ricevuto in dono da una impresa di costruzioni di fiducia dello stesso ministro un appartamento al Colosseo. A questa grave provocazione il Nostro avrebbe dovuto rispondere con un sorriso di sufficienza beffarda, così come egli usa fare, e come si conviene a un grande politico.

La delusione nostra e dei telespettatori è stata grande di fronte alla sua scomposta reazione: “vada a farsi fottere”, “bugiardo e mascalzone”; queste le espressioni colorite uscite dalla bocca di un D’Alema scosso e sorpreso. Siamo certi che egli ancora vale molto di più di quanto ha mostrato in tv. Ma santo iddio, possibile che anche lui, il più intelligente dei politici, il leader maximo, abbia imboccato il viale del tramonto?

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