Lug
26
2015
Pompei
Colosseo
La polemica non nuova sullo sciopero degli addetti al sito archeologico di Pompei, può costituire l’occasione per ricordare agli italiani che i nostri BENI CULTURALI sono la vera grande ricchezza dell’Italia.
Come tale essa va difesa e tutelata sia come la riserva aurea di uno Stato moderno e sia come materia prima nell’industria del turismo.
Nella mia ormai non breve vita ho potuto visitare tutti i Continenti e ho potuto osservare come quasi tutti gli Stati sono impegnati a valorizzare l’altra metà dei Beni culturali esistente nel mondo. Addirittura si valorizzano castelli o personaggi che nulla hanno a che vedere con l’arte.
Ebbene, e’ arrivato il momento di utilizzare al meglio questo immenso patrimonio, che va tutelato e gestito per il bene degli italiani e di tutte le genti.
Pompei va gestita non solo come un servizio essenziale ma come un asset-tipo ”RISERVA AUREA” dell’Italia e in quanto tale gli addetti devono essere super istruiti e consapevoli di gestire e tutelare un bene eccezionale del paese. Perciò le risorse ricavate vanno impiegate in gran parte per rinnovare il personale, puntando all’acculturamento dei migliori attuali e all’assunzione di specialisti super preparati. Il restauro di alto livello tecnico scientifico e la gestione super specializzata, escludendo per questo e gli altri beni qualunque conflittualità sindacale, possono consentire di triplicare almeno le entrate dello Stato.
Il Colosseo, primo monumento italiano, dopo il restauro, gestito allo stesso modo di Pompei, insieme a tutti gli altri immensi Beni culturali romani, va collocato in una città riportata al livello svizzero o a quello della città del Vaticano. Le entrate dello Stato e quindi di Roma triplicherebbero.
Il ragionamento si può ripetere per quasi tutti i centri abitati italiani, in particolare per le città del Sud, dove le civiltà greca e romana hanno lasciato in eredità il “TESORO” più grande.
La domanda d’obbligo è: gli italiani lo sanno? La classe dirigente che fa?
Aurelio Misiti
Mag
20
2015
Cantiere della SA-RC
La fine del novennato di Pietro Ciucci al vertice dell’ANAS fa tirare un sospiro di sollievo ai suoi critici e un senso di frustrazione ai suoi sostenitori esterni e interni all’azienda. Quindi un giudizio con luci e ombre sulla conduzione della mega organizzazione per le strade voluta dal Governo e dal Parlamento del Paese.
Sarebbe molto opportuno non soffermarsi più di tanto sulle vicende passate perché il futuro del sistema stradale e autostradale del Paese richiede un impegno unitario del sistema Italia per mettere al passo con i tempi il territorio nazionale.
Dopo la cessione della società autostradale dell’IRI al gruppo guidato da Benetton ci sembra improcrastinabile la formazione di una società pubblica di gestione di strade e di autostrade; è questa non può che fondarsi su ANAS S.P.A., società dello Stato a cui sono rimaste giustamente le funzioni di concessionaria.
Come è noto infatti la legge del 6 luglio 2001 n.98 all’articolo 36 ha riformato la vecchia struttura dell’ANAS, trasferendo la funzione di concedente, fino allora esercitata da ANAS, alla Direzione Generale relativa del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, non avendo attuato la parte dello stesso articolo che istituiva l’Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali.
Sarebbe quanto mai opportuno istituire tale Agenzia per facilitare l’azione esercitata dallo Stato in materia di indirizzo e di controllo delle attività concesse.
E per dirla tutta ciò favorirebbe una politica infrastrutturale nel Sud rivolta a ridurre i gap con il resto del Paese.
Autostrada A29 Palermo-Castelvetrano
In questo senso la nuova dirigenza ANAS dovrà attivarsi per gestire, insieme a partner privati, le autostrade meridionali, che sono state finanziate a fondo perduto dallo Stato.
E nessuno venga a dire che la Salerno Reggio Calabria e la Catania Palermo Castelvetrano debbano continuare a rimanere tali, in quanto per omologarsi al resto del sistema autostradale italiano occorre il coraggio della classe dirigente del 2015 per trasformare il finanziamento a fondo perduto in investimento produttivo.
A3 SA-RC
Pro Calabria, con i suoi legami a tutto campo con il mondo della tecnica e dell’economia nazionali è disponibile a collaborare, senza fini di lucro, affinchè una tale proposta si possa realizzare nel più breve tempo possibile.
Sono note le difficoltà della finanza pubblica e i limiti imposti dall’Unione Europea e pertanto si propone l’adozione della finanza di progetto impegnando lo Stato soltanto attraverso concessioni in uso delle due autostrade citare, senza alcun nuovo esborso della finanza pubblica.
Le proposte relative dettagliate sono a conoscenza dell’Istituto Grandi Infrastrutture presieduto dall’ex Ministro Zamberletti e di alcune delle più grandi società italiane di costruzione.
On. Prof. Aurelio Misiti
Presidente di “ProCalabria”
Gen
13
2015
F. S. Caruso
La pretesa di poter sindacare la scelta dell’Universita’ Magna Grecia di incaricare F. S. Caruso di un insegnamento è del tutto fuori luogo e senza senso. L’autonomia universitaria didattica e di ricerca non e’ discutibile in un paese democratico. Cosa diversa e’ la critica da fare a quanto egli sostiene nei suoi scritti o interventi pubblici. Ho ascoltato piu’ volte Caruso in Parlamento e non ho mai condiviso una sola parola di quello che diceva. Mi batterei pero’ con ogni mezzo legale per consentirgli di fare le sue lezioni presso l’Universita’ che lo ha incaricato. Saranno altri docenti della stessa Universita’ a esporre concetti favorevoli o contrari a quelli del Caruso. Gli studenti sono persone adulte e ottimi critici.
On. Prof. Aurelio Misiti – già Preside della Facoltà di Ingegneria – Università “Sapienza” di Roma
Gen
08
2015
I dati di ieri sulla disoccupazione in Italia e in Europa, ci ricordano il detto di Mao: se qualcuno si arricchisce molti altri si impoveriscono.
La Germania tocca il minimo storico della disoccupazione, l’Italia e altri Paesi europei toccano lo storico massimo.
L’Europa insiste sulla linea del rigore tedesco che porta a questo risultato. I governi accettano.
Ma i popoli accetteranno?
I greci prima e gli inglesi dopo risponderanno a questo interrogativo. Se i primi diranno no all’euro e i secondi no alla UE, la condanna della linea dell’austerita’ tedesca sara’ netta.
L’Europa deve tornare al vecchio Keynes, a cui si e’ ispirato Obama per rilanciare gli USA. Se vincesse ancora A. Merkel non ci resterebbe che esaminare anche noi la via del distacco, almeno temporaneo, da questa Europa!
Dic
07
2014
DI AURELIO MISITI GIÀ PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SUPERIORE DEI LAVORI PUBBLICI
Auditorium Parco della Musica di Roma
Lo storico dell’architettura BRUNO ZEVI nella sua rubrica sull’ESPRESSO, non senza una punta di ironia, definiva negli anni novanta Renzo Piano “il più grande commerciante dell’Architettura” e aggiungo che tale definizione l’ha riferita personalmente a me nella sua casa di via Nomentana a Roma, con dati e argomenti inconfutabili, ovviamente con rispetto della professione dei commercianti.
Proprio per questo e anche per la conoscenza diretta dell’”archi star”, come viene oggi chiamato, non posso credere che in vecchiaia ,da buon genovese, si sia potuto convertire al mecenatismo.
Mi ha meravigliato infatti la notizia che il nostro architetto avesse devoluto la sua indennità di Senatore a vita a favore di un gruppo di sei giovani architetti per progetti di risanamento delle periferie di grandi città italiane. Ho capito il perché solo oggi leggendo il sole24ore.it in cui si riferivano due questioni: la prima riguarda le spese dei sei giovani architetti e degli 11 consulenti che hanno si progettato i risanamenti di quartieri periferici di Roma, di Torino o di Catania molto significativi, ma la spesa risulta maggiore della indennità del Senatore e quindi occorrono altri soldi. La seconda riguarda un incontro tra Piano e Renzi in cui il Capo del Governo promette a Piano che farà inserire nella legge di stabilità la somma di 200 milioni di € per far proseguire il lavoro degli architetti sul risanamento delle periferie ,dove sarebbe allocato secondo l’“archistar” il futuro dell’Italia.
Adesso ho compreso il senso della rinuncia all’indennità del Senatore. Si tratta ora di capire se i giovani architetti e i suoi 11 consulenti sono stati scelti con pubblica selezione o sono semplicemente suoi collaboratori collaudati. Propendo decisamente per questi ultimi, che saranno certo ottimi professionisti.
Leggendo queste notizie mi sono venute in mente alcune vicende passate che mi stimolano ad avvisare il Premier di non cadere negli errori dei sindaci di Roma, che lo hanno pagato a caro prezzo ,per giunta in Lussemburgo, e per ogni suo errore lo hanno premiato aumentando la parcella relativa alla costruzione dell’”auditorium” di Roma.
Mi sono venuti in mente le diatribe dello studio Piano con le autorità di Berlino, quelle di Osaka per la pista dell’aeroporto che sprofondava in mare oppure la chiesa di San Pio che non si sarebbe retta in piedi senza il contributo degli esperti del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e tutti gli errori commessi sull’Auditorium, che senza l’apporto decisivo del Consiglio non si sarebbe trovata la villa romana o non si sarebbe mai conclusa la copertura della sala grande dell’Auditorium. “Errare humanum est” ma perseverare non è mai consigliabile.
Insomma caro Premier va bene investire per le periferie ma non rinunci ai concorsi pubblici per i progetti e soprattutto vigili che nessun italiano venga pagato in Lussemburgo a beneficio del successore di Juncker al Governo del Ducato!
Dic
07
2014
Mario Oliverio
Congratulazioni a Mario Oliverio e a tutti gli eletti nel Consiglio regionale della Calabria!
La sua esperienza politica può essere una garanzia per aggregare tutte le forze sane della Regione e invertire la tendenza del non fare in quella del fare. Vanda Ferro e Nico Dascola sono due personalità positive che vanno coinvolte direttamente nella gestione della cosa pubblica. Proprio la scarsa affluenza alle urne degli elettori deve aiutare i tre esponenti politici a comporre una Giunta di larghe intese, rappresentativa della maggioranza della popolazione calabrese, per ricuperare il tempo perduto. Se ciò avvenisse finalmente la Calabria potrebbe iniziare un periodo di sviluppo per avvicinarsi alla media delle altre Regioni sia in termini economici che sociali.
Questa proposta potrebbe scandalizzare le forze conservatrici annidate in tutti i partiti, perciò facciamo appello a quelle progressiste, che pure ci sono in Calabria, affinché lavorino per una simile soluzione.
Non andare in questa direzione significa correre il rischio di fallire come hanno fallito tutte le Giunte degli ultimi 15 anni, i cui colori sono stati capovolti in ogni elezione regionale.
Nov
21
2014
C’è un solo modo di agire per la rinascita della Calabria ed è quello di unire tutte le forze intellettuali sane esistenti nella società e guidarle affinché si impegnino positivamente a elevare il livello di vita della popolazione.
Sarebbe questo un salto di qualità che porterebbe in breve tempo all’avvicinamento del popolo alle istituzioni e alla politica. Questo è oggi il compito principale dei partiti politici che si confrontano nelle elezioni regionali del 23 novembre prossimo.
In concreto, per l’affetto grandissimo che sento verso questa terra, propongo senza mezzi termini ai tre raggruppamenti che si collocano nelle istituzioni repubblicane di costituire un governo regionale unitario con il vincitore come Presidente, riservando posti di rilievo agli sconfitti.
Un governo di grande coalizione per almeno un quinquennio potrebbe dare risultati eccezionalmente favorevoli per tutti i calabresi.
Ovviamente dopo i cinque anni ciascuno tornerebbe a svolgere il proprio ruolo di parte al governo o all’opposizione.
Nov
16
2014
Siamo alle solite, ogni volta che si verifica un evento alluvionale i soloni pontificano: la causa è la cementificazione, che qualche volta è definita “selvaggia”. Dal 1951, 1953, 1966, e via via fino alle più recenti alluvioni di Calabria, Sicilia, Piemonte, Toscana e Liguria si è recitato lo stesso copione, salvo dimenticarsi dopo qualche settimana e non parlarne più fino alla successiva alluvione, incoraggiando di fatto la continuità. Cosa fare invece? Non è facile contrastare questa errata e distorta interpretazione della realtà. Tuttavia noi insistiamo nella nostra visione culturale. L’aumento del tenore di vita negli ultimi 150 anni è dovuto in Occidente a tanti fattori, il principale però è l’industrializzazione, che ha portato alla urbanizzazione di vasti territori, comprendente sia gli edifici che i collegamenti tra essi e le città. Ciò è stato possibile grazie al cemento, così come gli antichi romani si sono sviluppati con l’uso della pozzolana. Quindi grazie al cemento si è sviluppata e si continuerà a sviluppare la civiltà occidentale. Ma allora diciamo che l’uso del suolo non abbia influito sulle alluvioni? Assolutamente no.
Quindi va detta tutta la verità.
Le trasformazioni urbanistiche incidono e come sui fenomeni idrologici. Essi però vanno studiati e di conseguenza vanno adeguati gli strumenti.
I fiumi e i torrenti vanno rispettati e non violentati, altrimenti essi non rispettano noi. Quindi mai costruzioni nei letti e nelle golene, da mantenere sempre puliti, nessun fiume o torrente venga intubato dentro i centri abitati e se ciò è avvenuto vengano ripristinati i loro letti e le relative casse di espansione. A Genova il Bisagno o si libera o si scolma altrimenti punirà la città ogni volta che piove più del normale. E questo vale per Genova, per Messina, Reggio Calabria e tutti i centri abitati dove si sono intubati i torrenti.
In definitiva la causa dei disastri alluvionali non è la “cementificazione”, ma l’uso scriteriato e speculativo del cemento. Gli esperti veri non mancano a Genova e in tutta Italia.
Allora istruiamo i politici di nuova generazione e andiamo avanti!
Nov
13
2014
Come spesso avviene il Ministero dell’Ambiente non è in grado di dare buoni consigli ai nuovi Ministri, i quali recitano sempre lo stesso copione. Non si sottrae nemmeno l’attuale che annuncia come se fosse una novità: da adesso in poi agiremo insieme ai geologi.
Evidentemente nessuno lo ha informato che i geologi applicati sono solo una parte piccola del corpo tecnico che si deve occupare della difesa idrogeologica. Essi, e solo gli applicati, possono collaborare con gli ingegneri progettisti e direttori dei lavori. Ma il Ministro e il Ministero, nonché i media insistono a far parlare qualche geologo ambientalista, che tutto può sapere del fenomeno ma nulla del sistema difensivo da mettere in atto.
Io stesso negli anni 2000 mi sono adoperato, da presidente del Consiglio Superiore, per accrescere le competenze specifiche del geologo applicato nella realizzazione delle opere strutturali e infrastrutturali. Leggi Tutto »
Nov
12
2014
Marco Travaglio
Il giornalista, esperto di giustizia, Marco Travaglio difende la sentenza di primo grado sul terremoto dell’Aquila affermando che la condanna degli studiosi della Commissione “Grandi Rischi” non riguarda la mancata previsione del terremoto ma la rassicurazione data ai cittadini in un comunicato stampa che non ci sarebbe stato il terremoto disastroso previsto da qualcuno .
Per un giornalista l’affermazione di Travaglio può sembrare azzeccata ma per gli esperti non è esatta. Quel comunicato o la conferenza stampa della Protezione civile sono frutto della impossibilità di prevedere i terremoti.
Infatti lo sciame sismico era cominciato da oltre quattro mesi, con enorme dissipazione di energia; ciò indusse gli esperti a pensare che si poteva escludere il terremoto disastroso che qualche pseudo scienziato si aspettava.
In effetti, come sempre in passato, le cose andarono così: non c’è stata la scossa di grado Richter elevato ma di grado modesto di 5,9 in sede locale. Leggi Tutto »