Editoriali

Lug 26 2012

GOVERNO: MISITI, TEMPI MATURI PER MONTI POLITICO

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(ANSA) – ROMA, 26 LUG – ‘Il dl sviluppo segna di fatto il passaggio dal governo Monti ‘tecnico’ a quello ‘politico’.
Adesso, per affrontare le sfide della crescita economica e sociale e’ necessario che i partiti della maggioranza, piuttosto che dilaniarsi su questioni marginali, entrino direttamente a far parte del governo con i propri esponenti piu’ rappresentativi. Sarebbe un messaggio rassicurante per i mercati e per l’Europa, ovvero una piena assunzione di responsabilita’ da parte di tutte quelle forze politiche che intendono garantire nel futuro una continuita’ con quanto fatto in questi mesi attraverso l’azione di risanamento’. Lo afferma, in una nota, il capogruppo di Grande Sud alla Camera Aurelio Misiti.
‘L’ostacolo principale alla ripresa economica dell’Italia non e’ rappresentato solamente dai fantasmi del mercato – aggiunge l’esponente del movimento arancione – ma dal fatto concreto che il 40% del territorio nazionale, cioe’ il Sud, non e’ oggi competitivo nell’attrarre nuovi investimenti rispetto ai Paesi delle nuove economie emergenti. Grande Sud – spiega – ha le carte in regola e la ricetta per rimuovere l’ostacolo: bisogna fare emigrare la mafia e non i giovani, non solo attraverso il rafforzamento degli strumenti di contrasto alla malavita organizzata ma, soprattutto, con una rimodulazione del sistema dei rapporti tra i lavoratori e le imprese. Il contratto nazionale di lavoro per i nuovi assunti deve riguardare esclusivamente la parte giuridica, mentre l’aspetto economico deve essere frutto di un rapporto negoziale tra le parti, a livello regionale. L’obiettivo – conclude Misiti – e’ rendere conveniente per le aziende investire e assumere al Sud. Solo cosi’ l’Italia potra’ emulare quanto e’ stato fatto di buono in Germania con le regioni dell’Est’. (ANSA).

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Lug 23 2012

Misiti (Grande Sud): “Servizi pubblici locali, privatizzare sì ma controllo pubblico. Vero”

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PrismaNews

di Alfonso Palumbo                                                                                                                                         Domenica 22 Luglio 2012

Malgrado la Corte Costituzionale abbia dato il ko alla privatizzazione dell’acqua pubblica bocciando altresì l’art. 4 del provvedimento dell’ex-Tremonti, in Italia – e a Roma in specie – continua la polemica su vendita sì-vendita no di Acea.
Fra l’altro, il decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011 n. 214 ha soppresso l’Agenzia nazionale per la regolazione e la vigilanza in materia di acqua, trasferendo all’Autorità per l’Energia elettrica e il Gas “le funzioni attinenti alla regolazione e al controllo dei servizi idrici”. Regolazione che si riferisce alla fornitura dei servizi e che mira a dare agli utenti servizi efficienti, con livelli di qualità almeno pari a predefiniti ‘standard minimi’, nel rispetto dell’equilibrio economico e finanziario del gestore.
Di tuto ciò parliamo con Aurelio Misiti, docente di ingegneria civile e ambientale, autore di oltre cento pubblicazioni di Idraulica, un passato che lo ha visto fra l’altro presidente di Acea e del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e con un presente politico che lo vede capo della colazione Grande Sud-Ppa e vicario del Gruppo Misto della Camera.
E allora: servizi pubblici locali, privatizzare o no?“Privatizzare sì ma a patto che vi sia un controllo pubblico. Vero. Perché è notorio che a volte il pubblico eviti di fare ciò che gli tocca per mandato”.
In tema di acqua, ciò che dovrebbe far preoccupare di più i consumatori cosa dovrebbe essere: la qualità dell’acqua potabile? Le perdite di rete? La mancanza d’acqua nel periodo estivo? “Problemi che a Roma non si registrano… No, nessuno dei tre eventi che lei enuncia. Ciò che in realtà deve far preoccupare sono gli uomini! Perché i problemi tecnici sono risolvibili, mentre quindi si parla di uomini… ovviamente mi riferisco alla generalità dei ruoli svolti, da utenti o da gestori”.
Ok privatizzare ma il referendum del giugno 2011? E comunque: ad Arezzo il privato ha combinato cose irriferibili, a Montecatini pare vi sia stata una sorta di rivolta da parte di molti hotel. Nella cittadina termale l’aumento in bolletta è stato del 120% circa! Mentre in altre zone d’Italia si paga stralciando la voce ‘remunerazione del capitale investito’. “A Montecatini protestano: ma, mi chiedo, lo fanno perché prima non pagavano? Il fatto è che ora pagheranno 1,50 euro a metro cubo mentre prima pagavano 0,50… Chi si lamenta che in Italia l’acqua costa troppo deve invece sapere che da noi si pratica il prezzo più basso in assoluto. Forse occorrerebbe ricordare a qualcuno che 1 metro cubo equivale a 1.000 litri. E pensare che c’è chi spende 1,50 euro – e forse pure di più – per bottigliette di contenuto inferiore al litro!”.
Onorevole, poche settimane fa ho seguito un seminario di AssoAmbiente in cui si parlava di liberalizzazione dei servizi idrici locali. Era presente anche Ermete Realacci (Pd) secondo il quale la scelta relativa privatizzazione sì-no deve essere ponderata caso per caso. Le domando: ma come mai un’azienda privata come Acea stenta a fare investimenti e una pubblica come l’Acquedotto Pugliese no? Non le sembra paradossale? “Palumbo: gli uomini!, torniamo alla mia prima risposta… Realacci ha detto così perché questa è la posizione alla quale è giunto, ma non era la sua di partenza. Occorre in ogni caso intendersi sui concetti: chi è ‘Privato’? Non dobbiamo riferirci alla figura dell’imprenditore che gestisce ma dobbiamo guardare alla gestione nel suo svolgersi… Voglio dire: dobbiamo guardare alla ‘gestione privatistica’ e non alla figura del privato monopolista che, fra l’altro, è pure una scelta stupida”.
Dalla Toscana alla Calabria. ‘Sorical’ possiamo valutarlo un esempio positivo? C’è chi afferma che aveva tentato di coinvolgere un’Azienda francese che però in eredità ha lasciato debiti per milioni di euro… “C’ero io in Calabria alla guida dell’assessorato ai Lavori Pubblici quando si decise di dar vita a Sorical. Era il periodo 2000-2003, prima della Giunta Loiero, e quel bando fu vinto da Enel. Accadde poi che Enel vendette ai francesi di Veolia… Ma il buco di cui parliamo non fu però imputabile a loro bensì ai Comuni che non pagavano! Sorical va in liquidazione a causa della morosità delle Amministrazioni locali che, allora come oggi, dicevano che l’acqua costava troppo, che il prezzo di 1 euro non era sopportabile. Conosco bene i fatti anche perchè AD di Sorical era un mio ex-allievo dell’università, l’ing. Maurizio Del Re”.
Bè, lei è stato – ed è – un luminare della materia… Ha formato un sacco di tecnici all’università. “… Come ad esempio l’ing. Biagio Eramo che era alla guida di Ato2 ed ora sta in Acea. O come l’ing. Marco Ranieri, adesso all’Acquedotto Pugliese”. Leggi Tutto »

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Lug 18 2012

Crotone: Aurelio Misiti (Grande Sud-PPA), contratto di lavoro non può essere uguale in tutta Italia

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Redazione RTIoggi

Lo sviluppo del Mezzogiorno e della Calabria passa anche e soprattutto attraverso il lavoro. Fattore imprescindibile per il benessere e la crescita di questa regione.
E’ quanto sostiene l’on. Aurelio Misiti, presidente di “Grande Sud-PPA”, in merito al suo progetto, mirato allo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia.
“Il contratto di lavoro non deve essere uguale in tutta Italia – spiega Misiti – e dunque bisogna preparare le condizioni affinchè il territorio sia in grado di farsi i contratti di lavoro per conto suo. Perchè con 1000 euro a Crotone si riesce a vivere, a Torino no. Bisogna quindi lavorare su un contratto di lavoro integrativo che va necessariamente costruito con i sindacati di zona, in funzione del fatto che il Sud è l’unico territorio in Europa che può crescere. E se il Sud cresce, cresce anche il salario”.

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Lug 18 2012

Crotone: caso aeroporto- Aurelio Misiti (Grande Sud-PPA): serve progetto che rafforzi Crotone ed il suo territorio

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di Francesco Biafora

“Per quanto riguarda alla paventata chiusura dell’aeroporto Sant’Anna di Crotone, credo che serva assolutamente un segnale che arrivi alle autorità preposte. E mi riferisco ad Enac e Ministero delle Infrastrutture, attraverso un progetto che rafforzi Crotone ed il suo territorio”.
Questo, uno stralcio della proposta-progetto dell’onorevole Aurelio Misiti, Presidente “Grande Sud-PPA“, che fa parte di un più ampio ed importante piano di sviluppo del Mezzogiorno d’Italia e della Calabria.
“Il nostro progetto in favore dello scalo crotonese prevede che il bacino di utenza in questione, dal nord della Calabria e sino a Catanzaro Lido, utilizzi il treno in funzione dell’aeroporto S.Anna. L’obiettivo, perseguibile, è quello di riuscire a portare un milione di passeggeri in 2-3 anni. Tutto questo- spiega l’on. Misiti – grazie anche a precisi accordi con i vettori, per far si che questa grossa massa di persone possa arrivare a Crotone. Solo cosi facendo l’aeroporto di S.Anna non verrà tagliato da questo Governo”.

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Lug 17 2012

Crotone: Aurelio Misiti (Grande Sud-PPA): devono essere i criminali ad emigrare e non i nostri giovani

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RTIoggi.it – 16 luglio 2012

di Francesco Biafora

Raggiunto nel pomeriggio dalla redazione di Rtioggi, l’on. Aurelio Misiti, presidente Grande Sud-PPA, affrontando a largo raggio i problemi del Mezzogiorno d’Italia, e più nello specifico della Calabria, si è soffermato su uno dei punti cardine del suo progetto per lo sviluppo del Sud, la criminalità organizzata.

“La criminalità organizzata in Calabria è molto forte e va completamente smantellata, perchè ad emigrare non devono essere più i nostri giovani, ma i criminali, e perchè qui non c’è posto per loro.

Per quanto riguarda invece ai tribunali, dico che bisogna aumentarli e non tagliarli, per mantenere e rafforzare quel necessario presidio di legalità. Così come bisognerebbe far crescere anche il numero delle caserme e delle forze dell’ordine”.

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Lug 16 2012

Le ricette per la ripresa di AURELIO MISITI: IL MEZZOGIORNO SI RIALZI RIMBOCCANDOSI LE MANICHE

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Il CROTONESE – 14 Luglio 2012                  

di Angela De Lorenzo

Ha 77 anni suonati, ma l’uscita dai giochi sembra l’ultimo dei suoi pensieri, anzi si sta già ‘armando’ per la prossima campagna elettorale, che per lui è già iniziata.
È un fiume in piena Aurelio Misiti, che rigurgita valanghe di proposte di rilancio per quella terra, la Calabria, in cui è nato e dalla quale, evidentemente, si aspetta di ricevere consensi in vista delle prossime elezioni politiche. Quelle idee e proposte le sfodera con il tablet e l’i-pod in mano… è tutt’altro che un anziano stanco incapace e indesideroso di stare al passo con i tempi.
AURELIO MISITI è fermamente convinto di una cosa: “per risolvere i problemi di Crotone e della Calabria più in generale occorre abbandonare i campanili, per sentirsi parte del contesto nazionale ed europeo, perché se il Sud risolve i suoi problemi contribuisce a risolvere quelli dell’Italia che a sua volta deve contribuire a risolvere i problemi dell’Europa. Non può esserci rinascita economica senza una riscossa del Mezzogiorno”.
Di certo individuare la chiave di volta di questo grave momento di crisi proprio nel Sud del Paese non è facile, anzi richiede una particolare creatività, però a Misiti, ingegnere, docente universitario e soprattutto politico navigato, le idee chiare non mancano. “Innanzi tutto – sostiene – bisogna rendere competitivo e attrattivo il Mezzogiorno, cosa che si può fare solo prendendo una posizione di netta contrapposizione alle rivendicazioni di assistenzialismo”. Piuttosto occorre puntare su tre elementi: lotta alla criminalità organizzata, questione del lavoro e recupero del gap infrastrutturale.
“La vittoria sulla grande criminalità organizzata – sostiene deve essere compito non solo dello Stato, che oggettivamente tiene in considerazione i territori più importanti per numero di popolazione e produttività. Tutte le potenzialità locali devono essere convogliate nella lotta alla criminalità, rivendicando le necessarie tutele da parte dello Stato. Occorre chiedere che i fondi strutturali siano investiti per rafforzare gli strumenti di contrasto alla criminalità, per fare in modo – dice convinto – che i criminali siano costretti ad emigrare per sudarsi il pane; occorre far fronte comune per rendere impossibile la vita a questa gente!”.
Inevitabile in una terra come la Calabria parlare di questione del lavoro, che da queste parti rappresenta il bene più raro: “inutile parlare di mercato del lavoro – secondo Misiti – dove il lavoro non c’è proprio. Qui l’esigenza è la creazione del lavoro. Per riuscirci occorre essere competitivi, rinunciando all’ideologia che ha voluto la parità contrattuale su tutto il territorio italiano. Ci ha portato ad un gap occupazionale che dobbiamo colmare per forza: nel Meridione infatti il pil procapite, a persona, è di 15mila euro, come in Messico e in Turchia, ma mentre questi Paesi continuano a crescere noi continuiamo a perdere colpi. Questo perché tali paesi evidentemente adottano una politica del lavoro differente dalla nostra”. Leggi Tutto »

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Lug 13 2012

VIA I TABU’ DEGLI ANNI 60: MOODY’S NON HA TUTTI I TORTI

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La bocciatura di Moody’s del debito sovrano dell’Italia contestuale al viaggio di lavoro di Monti negli USA consiglia la classe dirigente italiana a reagire, non con l’invettiva contro la “cattiva” agenzia di rating ma con un’azione rapida e convincente di rilancio del Paese così come avvenne nei momenti più duri e difficili della nostra storia.
Questa classe dirigente, che ha il vizio innato della lamentela e dell’auto fustigazione, ha nella manica un asso vincente che non vuole o non sa calare: il Sud con una potenzialità di crescita simile a Paesi emergenti quali Turchia, Messico, Brasile etc.
Senza scomodare la politica Keynesiana di Roosevelt, il quale, resosi conto dell’inviluppo critico in cui si era cacciata l’economia americana del 1932, a tre anni dalla crisi finanziaria di Wall Street, l’esempio più vicino a noi e più calzante è quello della Germania dopo la caduta del muro.
L’Italia si trova oggi in una situazione analoga: o emula la Germania di venti anni fa, che ha scelto l’Est povero, oppure il destino sarà la decadenza.
Occorre prendere atto che, nonostante le buone intenzioni, i provvedimenti sul rigore emanati dal governo Monti non toccano in alcun modo la vecchia politica economica italiana, basata sulla dicotomia: territorio produttivo settentrionale e territorio distributivo-consumistico del Sud Italia.
Il male oscuro del Paese sta tutto nella ristretta visione di poter inseguire la ripresa economica ripetendo questo vecchio modello.
Invece o diventa produttivo tutto il territorio e quindi competitivo con i grandi Paesi europei oppure siamo destinati a divenire satelliti della Germania.
La risposta viene suggerita dalla crisi: siamo tutti uguali rispetto ai diritti fondamentali e costituzionali, non siamo tutti uguali nelle vicende produttive ed economiche delle nostre società nei territori. Di conseguenza devono cadere tutti i tabù dei primi anni del dopo guerra, che sono stati la causa principale del divario economico e sociale tra il Mezzogiorno e il resto del Paese.
Vanno previste nuove forme contrattuali tra capitale e lavoro per battere la concorrenza dell’Est Europa. Investire al Sud deve diventare più conveniente che investire in altri Paesi.

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Lug 02 2012

SPENDING REVIEW, MISITI: E’ NECESSARIA MA VA APPLICATA ESAMINANDO I VARI CASI

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Di Luigi Erbetta – Il governo in questi giorni è alle prese con i tagli alla Pubblica Amministrazione. Abbiamo intervistato l’onorevole Aurelio Misiti per un commento sulla spending review allo studio dell’esecutivo Monti.
Cosa pensa le della spending review?
La riduzione dei dipendenti e dei dirigenti dei ministeri dovrebbe essere un effetto del passaggio di competenze dallo Stato alle Regioni che è stato approvato dalle passate riforme. Nei Ministeri, e mi riferisco in particolare a quello delle Infrastrutture che conosco bene, c’è un numero sproporzionato di dipendenti rispetto a quelle che sono le competenze. Ritengo dunque giusto che sia ridotto il numero dei ministeriali dal momento che gran parte delle competenze sono passate alle Regioni. Allo stesso tempo bisogna fare in modo che la qualità non venga dispersa. Tra gli esuberi dei Ministeri c’è personale molto più qualificato di molti dirigenti nominati dalle Regioni. Pertanto è opportuno applicare una trasmigrazione anche di personale che è, allo stato attuale, in gran parte inoperoso. Inoltre, in Italia, il numero dei ministeriali è di gran lunga superiore a quello negli altri Paesi.
Sindacati però minacciano scoperi.
I sindacati difendono gli interessi degli occupati. Quando si tratta di perdita del lavoro, questi minacciano attacchi diretti. Anche per questo bisogna applicare tagli non lineari, ma dove si può occorre intervenire con trasferimenti, prepensionamento. La spending Review va attuato esaminando tutti i casi singolarmente.
Cosa intende?
Ad esempio, per quanto riguarda la Giustizia, non si possono mantenere in Piemonte lo stesso numero di tribunali che ci sono in Campania o in Sicilia, dove ci sono esigenze ben diverse. La spending review deve essere applicata, dove occorre, anche negli enti locali. In regioni come Abruzzo e Calabria, ad esempio, la sede della Giunta e del Consiglio si trovano in città diverse. Questo crea seri disagi alla popolazione con notevoli sprechi. In definitiva reputo la spending review un’opera necessaria ma i tagli devono essere effettuatio per migliorare la funzionalità della Pubblica Amministrazione. Devono esserci tagli laddove sono evidenti gli sprechi. Dove, invece non si registrano perdite è opportuno investire, come nel caso dei presidi di legalità.

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Giu 25 2012

MISITI: LO SVILUPPO DELL’ITALIA DIPENDE DA QUELLO DEL MEZZOGIORNO

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di Maria Romano – Il rilancio del Sud dovrebbe essere un obiettivo primario per il governo Monti. Situazioni analoghe a quelle dell’Italia meridionale si sono verificate in passato anche in altre parti del mondo. Di questo e di molto altro ha parlato l’onorevole Aurelio Misiti, capogruppo della componente Grande Sud sul decreto Fornero.

Onorevole, qual e’ il rapporto fra Grande Sud e il governo Monti?

In generale Grande Sud ha sempre votato la fiducia al governo, anche se qualche volta i decreti approvati non sono risultati molto convincenti. Si e’ sempre trattato di provvedimenti difensivi derivanti dalla politica aggressiva e rigorista emanata dalla trojka: Ue, Bce, Fmi. Purtroppo anche nel caso di un provvedimento così cruciale come questo relativo al lavoro il parlamento italiano si e’ dovuto adeguare ai tempi e ai contenuti dettati dall’Europa, dalla Banca centrale e dal Fondo monetario internazionale.

Come mai la Germania ha risolto i problemi ereditati dal territorio dell’est senza subire alcun crollo del prodotto interno lordo negli ultimi venti anni, mentre l’italia non si decide a superare con decisione la differenza economica fra nord e sud?

Il governo dovrebbe sapere che il problema italiano del 2012 e’ molto simile a quello tedesco del ‘90: il Sud Italia e la Ddr tedesca hanno avuto e in grande misura continuano ad avere, specialmente la parte italiana, una grande difficolta’ occupazionale e di sviluppo. Qualunque provvedimento tedesco sul lavoro dal 1990 in poi ha puntato sostanzialmente sulla rinascita della Germania dell’est; l’Italia ancora non ha compreso fino in fondo che il suo sviluppo dipende da quello del suo mezzogiorno.

E’ mai possibile che un territorio come quello meridionale che produce un Pil pro capite di poco inferiore a quello del Messico, a quello della Turchia ed altri paesi in via di sviluppo, che crescono a tassi vicini alle due cifre, non venga considerato come la piu’ grande risorsa da cui si puo’ attingere?

Purtroppo in questi venti anni i governi italiani, compreso l’attuale, hanno seguito una strada che non ha portato ad alcun risultato concreto. Dopo la fine della cassa per il mezzogiorno non si e’ avuta alcuna attenzione finalizzata al superamento del gap tra nord e sud. Il superamento puo’ avvenire: non certo con il taglio lineare delle risorse, delle forze dell’ordine, della magistratura, delle caserme e dei tribunali, che, invece, dovrebbero aumentare di numero e di qualita’; non certo con un provvedimento sul lavoro che nella sostanza riguarda il resto d’Italia, ma attuando una nuova politica economica nel paese, che favorisca l’arrivo di capitali internazionali e italiani. Le imprese e i capitali italiani non debbono essere costretti ad emigrare in Croazia, Romania, Albania o Turchia, ma devono essere attirati dalle condizioni favorevoli del sud, in termini di ridotta burocrazia e di contratti regionali integrativi. In altre parole, va superato il vecchio contratto nazionale di lavoro mantenendo tale solo la parte giuridica, mentre per quella economica vanno tenuti presenti tutti gli elementi sociali dei territori, e comporterebbero cosi’ una drastica riduzione dei costi delle imprese rispetto a quelle operative nel centro-nord dell’Italia.

 

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Giu 24 2012

Ente Fiera, torna l’ipotesi Germaneto. A gestire la pratica sarà il comune

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il Quotidiano della Calabria – 24 Giugno 2012

Il sindaco Abramo, al termine di una riunione operativa con l’assessore regionale Tallini e l’on. Aurelio Misiti, ha annunciato che per la realizzazione dell’ente Fiera, per non perdere il finanziamento statale, si procederà con il progetto originario che ne prevede la realizzazione a Germaneto

Il sindaco Sergio Abramo

 

CATANZARO – Il Comune torna all’unica indicazione, sancita da delibere di consiglio comunale, che indicano la realizzazione dell’Ente Fiera nell’area di Germaneto. D’ora in poi, inoltre, sarà esclusivamente il Comune a dialogare con il Ministero dello Sviluppo Economico. A questa conclusione è giunto il sindaco Sergio Abramo a conclusione di un incontro con l’on. Aurelio Misiti che sta seguendo a Roma l’iter di finanziamento dell’opera. All’incontro ha partecipato anche l’assessore regionale, nonchè capogruppo del Pdl in consiglio comunale, Domenico Tallini. «E’ stato – è scritto in una nota – lo stesso Misiti a concordare questo percorso con il primo cittadino, preso atto dell’indisponibilità del Ministero dello Sviluppo Economico a dialogare con un soggetto – la Catanzaro Servizi – non ritenuto giuridicamente di natura pubblica, sulla base di una proposta (l’acquisto di Parco Romani) diversa da quella originariamente comunicata e non coerente con gli obiettivi del finanziamento. L’unica possibilità concreta di tenere in piedi il finanziamento di cinque milioni di euro è portare avanti celermente il progetto, già esistente, che preveda la realizzazione dell’Ente Fiera su una vasta area già individuata nella vallata del Corace e per la quale è già stata avviata la procedura di esproprio. Il fatto che il proprietario abbia impugnato l’esproprio, contestandone la congruità, non ferma l’iter nè impedisce al Comune di procedere all’appalto dell’importante infrastruttura». «Questa nuova posizione del Comune – prosegue la nota – sarà formalmente trasmessa al Ministero e comunicata direttamente al ministro Passera nel corso di un incontro che sarà sollecitato nei prossimi giorni dall’on. Misiti. Viene, dunque, definitivamente abbandonata l’ipotesi Parco Romani che, per la verità, non è mai stata ufficialmente condivisa dal Comune con l’adozione di atti formali, ma che è stata portata avanti unilateralmente dalla Catanzaro Servizi sulla base di generiche indicazioni impartite dai vertici dell’Amministrazione o da loro delegati, prive di efficacia proprio perchè senza copertura finanziaria, senza la certezza del finanziamento e senza legittimazioni deliberative». «La realizzazione dell’Ente Fiera – è stato sottolineato – è una partita diversa da quella dell’acquisto di Parco Romani da parte della Catanzaro Servizi, operazione quest’ultima che è al vaglio della magistratura, ma anche degli uffici comunali che ne stanno valutando la legittimità per evitare che ne possa scaturire un danno per l’Ente. Quanto alle problematiche dell’intero Parco Romani, il sindaco Abramo ha ribadito che è intenzione del Comune favorire con ogni possibile iniziativa l’apertura dell’importante complesso edilizio, sia attraverso una semplificazione delle autorizzazioni sia attraverso forme di sostegno al suo completamento in modo da dare certezze ai tanti operatori economici che hanno creduto nel progetto».

23 giugno 2012 17:58

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